«Una Madonna teneramente rivolta verso il Bambino Gesù mentre solleva con premurosa delicatezza un velo trasparente che ricopre il Figlio; Gesù disteso su un piccolo materasso è rivolto alla Madre e con gesto vivace distende le braccia verso di lei; San Giuseppe emerge dall’ombra e paternamente protegge il Bambino e la Madre che gli sono affidati». Con queste parole Fabio Dal Cin, Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto, descrive la Madonna del Velo di Raffaello, nota anche come Madonna di Loreto, sia perché probabilmente una sua riproduzione fu collocata tra il 1717 e il 1797 nella Sala del Tesoro del Santuario della Santa Casa, sia perché fotografa una scena che può essersi svolta verosimilmente proprio tra le mura della casa di Maria di Nazareth custodita nella città marchigiana.
Inaugurata lo scorso 15 luglio e visitabile fino al prossimo 17 ottobre presso il Museo Pontificio della Santa Casa, la mostra La Madonna di Loreto di Raffaello. Storia avventurosa e successo di un’opera celebra la grandezza della tavola del pittore urbinate attraverso alcune riproposizioni di artisti celebri, dato che ha avuto da subito una straordinaria fortuna con oltre un centinaio di riproduzioni. L’esposizione consente anche mediante video e contenuti multimediali immersivi un’esplorazione digitale dei particolari più reconditi delle opere in mostra, favorendone così la fruizione soprattutto da parte dei visitatori più giovani.
Certo se da un lato dispiace che manchi l’esemplare – il «quadro di Nostra Donna bellissimo» secondo l’espressione di Giorgio Vasari – il quale non viene dato in prestito temporaneo dal Museo Condé di Chantilly, dall’altro le ‘versioni’ di Raffaellino Del Colle e dei pittori di area tosco-romana o della scuola di Guido Reni, di Giorgio Ghisi, anche se poco note al grande pubblico, catturano non di meno lo sguardo ammirato e contemplativo del visitatore.
In esso è infatti raffigurata «la Natività di Iesu Cristo, dove è la Vergine che con un velo cuopre il Figliuolo, il quale è di tanta bellezza che nell’aria della testa e per tutte le membra dimostra essere vero figliuolo di Dio», secondo quanto scrive Giorgio Vasari. Esposto in Santa Maria del Popolo durante le feste solenni, «tutta Roma core a vederlo, par un jubileo, tanta zente vi va», come racconta ancora il Vasari. Secondo un’antica tradizione, al momento della crocifissione, il Cristo avrebbe indossato lo stesso velo con cui la Madre lo aveva coperto dalla nascita. D’altra parte nella Madonna del Velo con tre arcangeli di Raffaellino del Colle non c’è solo il velo; fuoriscono dalla mangiatoia del Bambino le sacre bende per la sepoltura, secondo l’iconografia classica di una culla che prefigura già il suo sepolcro.
Di fronte alla tavola del pittore urbinate era esposto in Santa Maria del Popolo anche il ritratto dello stesso Raffaello del papa guerriero Giulio II, raffigurato come un eremita con una fitta barba insolita per un pontefice.
Al di là delle diverse ‘versioni’ più o meno celebri della Madonna del Velo, nel Museo Pontificio di Loreto è possibile ammirare anche sette opere di Lorenzo Lotto, collocate secondo la stessa disposizione voluta dal pittore per il coro della Basilica. Tra queste colpisce un San Michele che scaccia Lucifero, in cui l’angelo ribelle è rappresentato con le stesse fattezze dell’arcangelo che sembra tendergli la mano, quasi in un gesto estremo di misericordia, prima che il diavolo sprofondi nell’abisso e gli spunti una coda animalesca. Nella Presentazione di Gesù al Tempio, il pittore veneto raffigura un altare con piedi umani in maniera intenzionalmente antropomorfa, a sottolineare che Cristo è vittima, sacrificio e persino altare nell’offerta di sé al Padre. E ancora, in Cristo e l’adultera, Gesù è raffigurato mentre da un lato con la mano destra mette a tacere il chiacchiericcio della folla contro la donna, e dall’altro con le dita della sinistra accenna il numero tre, quasi a ribadire che è esclusivamente la Trinità nel suo mistero d’amore a doverla un giorno giudicare. Di qui nell’Adorazione dei Magi Lotto affida al primo dei Magi prostrato con tutto il corpo ai piedi del Bambino le sue sembianze, in segno di gratitudine per essere diventato Oblato della Santa Casa.
Insomma sia i dipinti di Lotto per la loro profondità simbolico-teologica, sia le raffigurazioni della tenera Madonna del Velo invitano a guardare al di là di ciò che si vede per coglierne il significato autentico. Perciò, per dirla infine con l’Arcivescovo Delegato Pontificio Fabio Dal Cin, «si inseriscono perfettamente nello spirito del Giubileo Lauretano che ci invita a ‘volare alto’ per elevarci nell’animo, allargando le braccia, come il Bambino, per accogliere Dio e abbracciare il prossimo».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana