Una società democratica ha il dovere di tutelare e promuovere la libertà educativa. È quanto sostiene nel suo recente saggio Il pluralismo educativo. Una scelta ancora possibile (Morcellania, 2023, pp. 192) suor Anna Monia Alfieri. Pro Vita & Famiglia onlus l’ha intervistata per approfondirne il tema, in tempi in cui la libertà di educare i propri figli è seriamente compromessa dal totalitarismo del ‘politicamente corretto’ e dell’ideologia di genere.
Suor Anna, quali sono i principi inderogabili dell’educazione in generale e di quella cattolica in modo particolare?
Innanzitutto è importare aiutare i nostri ragazzi a saper pensare. Purtroppo la scuola ha sostituito il ‘saper pensare’ con il ‘saper fare’ per cui essi, a furia di non saper pensare, non riescono neanche più a pensarsi. Compito della scuola è dunque anche quello di aiutarli a sapersi pensare come soggetti unitari in una società e di educarli alla vera libertà quale presa di assunzione di responsabilità personale e quindi presa in carica dell’altro.
Oltre questi tre principi – saper pensare cioè essere; sapersi pensare come cittadini ed educare alla vera libertà – un’educazione cattolica è nello specifico un’educazione alla cura. Il valore aggiunto di una cultura cattolica è una cultura soda, che non fa sconti, che aiuta i ragazzi a essere pensatori critici nella società, che sappiano avere uno sguardo della realtà illuminato dagli occhi della fede, con tutta la dimensione etica e valoriale che ne consegue. Un altro valore aggiunto consiste nell’educare i nostri ragazzi a prendersi cura dell’altro e della società. Una cultura illuminata dalla fede è una cultura che diventa cura e presa in carico.
Qual è la sua opinione, invece, relativamente alle scuole parentali cattoliche?
Personalmente non sono molto favorevole alle scuole parentali. Per formazione personale in campo giuridico ed economico preferisco la scuola che riesce a stare nel sistema nazionale d’istruzione; certo è che la prima scuola è parentale e nasce con la famiglia (la madre che insegna a raccogliere, il padre ad accendere il fuoco). Mi piacerebbe che tutto il valore aggiunto che una famiglia cerca in una scuola parentale diventasse quell’impegno civile affinché si abbiano una scuola statale autonoma e una scuola paritaria libera che possano garantire quel valore aggiunto che le famiglie cercano come “via di fuga” nella scuola parentale.
La recente Legge di Bilancio ha stanziato più fondi per le scuole paritarie. È dunque prevista una maggior tutela della libertà educativa, cosa pensa nel merito?
Sicuramente si tratta di un passo in avanti che va nella linea dell’impegno del ministro Valditara. Il pluralismo educativo, però, è attualmente gravemente compromesso da un divario incolmabile (nel Nord è il 37%, nel Sud è il 4%), per cui l’Italia è a rischio monopolio educativo. Tra dieci anni rischiamo di avere solo la scuola statale e la scuola paritaria dei ricchi. Per salvare le scuole che hanno le rette al di sotto del costo medio studente bisogna stanziare per quegli 800.000 alunni il 70% del costo medio studente, ossia 2,5 miliardi di euro da dare in cinque manovre, a partire da questa. Ove ciò non avvenga, a fronte di una chiusura della scuola paritaria, lo Stato dovrebbe chiedere 5,6 miliardi di euro – quanto costerebbe assorbire nella scuola statale tale numero di alunni – più altri 6 miliardi di euro, ossia quanto costerebbe andare a costruire altre scuole. Ben venga allora la legge di bilancio, è passaggio in avanti positivo, però auspico che si prenda in considerazione tale prospettiva, in quanto le scuole paritarie che hanno rette al di sotto del costo medio studente non ce la fanno più, stanno chiudendo, per cui intere aree del sud e delle periferie vengono private di presidi di libertà e un Paese non può definirsi democratico se si regge su un monopolio educativo elitario.
Il suo santo dell’educazione preferito?
Il beato Luigi Biraghi, il fondatore della mia congregazione, delle Suore Marcelline, un sacerdote milanese che fonda tale congregazione per educare le donne che poi sono madri, educatrici di figli, affinché cambiano la società dal di dentro.