“Nel 1939, subito dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale, a tutti i tedeschi fu distribuita una tessera annonaria e il razionamento del cibo durò addirittura fino al 1948! In quei nove anni un solo cittadino anzi una cittadina non ebbe il diritto a quella tessera: Teresa Neumann. Le era stata ritirata con la precisa motivazione: che non ne aveva bisogno, visto che non mangiava e non beveva nulla. Le fu concessa invece una doppia razione di detersivi per lavare la biancheria che ogni venerdì inondava di sangue”. Teresa Neumann si nutrì infatti soltanto di Eucarestia per ben 36 anni; visse cioè cibandosi esclusivamente di Cristo presente nel sacramento dell’altare col suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Inoltre “ogni settimana, dalla notte del giovedì fino al mattino della domenica, riviveva nella sua carne tutto il mistero della passione-morte-risurrezione di Gesù”. La sua vita straordinaria viene raccontata con dovizia di particolari dal sacerdote Marcello Stanzione nel suo recente volume: Teresa Neumann. L’ascesi, le stigmate e le visioni profetiche (pp. 176, Gribaudi 2017, € 7.50).
Teresa nasce in Baviera nel 1898 in una famiglia di umili origini: il papà è sarto, la madre lavora invece a giornata nei campi. Prima di undici figli, riceve la cresima a dieci anni e la Comunione l’anno successivo. A causa di un incidente che le capita quando ha appena vent’anni, rimane gravemente ferita, poi quasi cieca, ma ottiene ben presto una guarigione scientificamente inspiegabile, che ella attribuisce all’intercessione di Santa Teresa di Lisieux, grazie alla quale riacquista la salute fisica. A partire dal venerdì 5 marzo del 1926 fino alla sua morte, avvenuta il 18 settembre 1962, Teresa è destinataria di diverse visioni e le viene offerto in dono di compartecipare alle sofferenze di Cristo: “In quei momenti le sanguinavano gli occhi, le ginocchia e le mani, la spalla destra, e Venerdì Santo anche il petto e la schiena. Le stimmate sul cuore, sulle mani e ai piedi rimanevano sempre visibili, senza mai essere infiammate o formare pus, a meno che non fossero trattate da un medico”.
Ogniqualvolta hanno modo di visitarla i medici si sono interrogati piuttosto su “come sia stato possibile alla donna vivere digiunando per quarant’anni, di cui trentacinque trascorsi senza ingerire nulla né di solido né di liquido, e conservare nello stesso tempo sia un aspetto sano e fresco, sia un peso sostanzialmente costante, salvo variazioni poco significative”. Un vero e proprio miracolo se si considera che la mistica tedesca “dal Natale del 1926 urinava al massimo ogni otto giorni e defecava ogni tre o quattro settimane”. Anche l’autenticità del dono delle stigmate è stata comprovata diverse volte da coloro che l’hanno visitata. Nel corso di una visita particolarmente scrupolosa della paziente, alcuni dottori hanno infatti rilevato che “sia per quanto riguarda il sangue che usciva dalla ferita all’altezza del cuore, sia per quanto riguarda il cuoio capelluto non si trattava di sangue puro ma di in liquido siero-ematico. Lo stesso vale per il colore non giallognolo-rosso delle stigmate fresche. Tutto ciò non può assolutamente essere stato provocato da lesioni artificiali”.
Teresa Neumann è stata certamente una mistica di notevole profilo spirituale: lo testimoniano le sue visioni dei profondi misteri divini e soprattutto delle realtà ultime e lo certificano le stigmate, le lacrime di sangue e in specie il suo amore per l’Eucarestia. “Il significato del digiuno di Teresa Neumann è stato quello di dimostrare agli uomini di tutto il mondo il valore dell’eucarestia – ha osservato acutamente il gesuita Carl Strater -, far capire che Cristo è veramente presente sotto le specie del pane e che attraverso l’eucarestia può conservare anche la vita fisica”. Sebbene abbia ricevuto tali carismi, Teresa è vissuta sempre nel nascondimento e in grande umiltà. In una lettera che scrive a un’amica mentre è ancora in forze, emerge questa sua virtù, che è senza dubbio il tratto distintivo e la via maestra per la propria santificazione: “Dio aggiusta tutto. Sulla terra nulla è perfetto e noi meno di tutto. Spesso ci proponiamo di fare le cose molto bene, ma non sempre si riesce. E il Signore deve accontentarsi anche lui. Egli conosce la nostra buona volontà, ma anche la nostra miseria e debolezza”. Così il 13 febbraio del 2015 l’allora vescovo di Ratisbona, oggi Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, il cardinale Müller, ha aperto il processo di beatificazione affinché questa grande mistica tedesca sia presto innalzata agli onori degli altari.