La guerra in Ucraina non ferma il business dell’utero in affitto nel Paese. Per il conflitto, ovviamente, si è fermato praticamente (o quasi) tutto: economia, vita sociale, lavoro, vita quotidiana. E’, purtroppo, normale che sia così, come tutte le guerre. Quello che però è assurdo è ciò che non si è fermato: la maternità surrogata.
Tale giro d’affari – nella seconda destinazione al mondo dopo gli Stati Uniti per le coppie che desiderino ricorrere a tale barbara pratica legalmente riconosciuta – non solo continua ma è persino aumentato, nonostante la guerra in corso. Sono infatti diverse le agenzie e cliniche che hanno raddoppiato il numero di pratiche prese in carico e quindi i loro introiti.
Di qui più di 1.000 bambini sono nati da maternità surrogata dall’inizio della guerra alla fine del 2023, di cui 600 solo nella clinica di BioTexCom a Kiev. Le accuse di traffico di minori, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale contro il suo direttore, Albert Tochilovsky, risalenti agli anni 2018 e 2019, sono state inspiegabilmente archiviate.
Desta scandalo anche il fatto che in Ucraina sia previsto per le madri gestanti un compenso che si aggira intorno ai 20.000 dollari netti (il costo complessivo da sostenere per i genitori committenti è invece compreso tra i 30.000 e i 50.000 dollari), in un contesto sociale in cui la retribuzione media annuale è di circa 5.000 dollari.
Nonostante sussista tale appetibile e lauto incentivo allo sfruttamento delle donne – che chiaramente si prestano solo per ragioni economiche – diritti e doveri di “genitori” committenti e madri gestanti non sono definiti in modo chiaro né garantiti. Anche per questo motivo diverse cliniche hanno dichiarato di star incontrando parecchie difficoltà nella ricerca di nuove donne disponibili a entrare a far parte quali gestanti in questo circolo vizioso della maternità surrogata.
Inoltre, a seguito dell’invasione russa, la condizione di tali “madri surrogate” si è ulteriormente aggravata. «Alcune cliniche hanno chiuso, per cui molte gestanti sono state trasferite in altre cliniche; una clinica ha consigliato alle stesse di abortire», ha rilevato al quotidiano Domani Susan Kersch-Kibler, fondatrice e direttrice del Delivering Dreams International Surragacy Agency.
Alla luce di queste affermazioni risulta evidente come a chi sovrintenda alla gestione della maternità surrogata interessino soltanto i soldi dei genitori committenti. In nome dei loro profitti sono pronti a calpestare senza alcuno scrupolo sia i diritti delle gestanti (nel caso di specie, delle donne ucraine), sia il diritto alla vita del bambino in grembo in maniera ancor più tragica, il quale può essere abortito senza problemi se non dovesse soddisfare i desideri degli acquirenti.
C’è infine da sottolineare un altro elemento significativo, ossia mentre da un lato l’Ucraina preme per entrare nell’Ue, dall’altro continua di fatto a contravvenire sistematicamente alla direttiva sul reato di sfruttamento della maternità surrogata che recentemente i Paesi membri hanno approvato.
Insomma se da una parte c’è chi si sforza di trovare argomenti per ammantare di “eticità” una pratica assolutamente immorale, in quanto disumanizzante (quasi sia sufficiente una regolamentazione più stringente sul piano legale per renderla conseguentemente accettabile sul piano morale); dall’altra sono ancora poche le voci delle femministe che si sono levate a denunciare lo sfruttamento del corpo della donna e la compravendita dei figli. Eppure la tutela della dignità della donna e del diritto alla vita del figlio sono i primi diritti civili per i quali dovrebbero battersi.
Tutto questo, ovviamente, tocca anche l’Italia. Ancora di più, infatti – proprio a seguito di queste oscene derive – sembra urgente, da parte del Senato, l’approvazione del disegno di legge (che è stato già approvato alla Camera) per rendere proprio l’utero in affitto reato universale, ovvero perseguibile anche se commesso all’estero da cittadini italiani. Ma non solo. La questione maternità surrogata-Ucraina riguarda anche le prossime elezioni europee di giugno. Soltanto una forte maggioranza contraria a questa pratica disumana potrà davvero impedire ulteriori derive e mettere un definitivo freno.