I rischi degli interventi medici e chirurgici cui vengono sottoposti i minori con disturbo di disforia di genere superano qualsiasi beneficio. È questo il cuore delle Linee guida ufficiali svedesi per la presa in carico di minori con disforia di genere revisionate nel dicembre 2022, di cui però recentemente è stata presentata una versione in traduzione inglese per una migliore fruibilità delle stesse.
In tali raccomandazioni si invita anzitutto il personale medico ad approfondire «le componenti psicologiche, psicosociali e psichiatriche della valutazione dell’incongruenza di genere utilizzando metodi di valutazione validi, interviste investigative e storie di vita ottenute dal bambino o dall’adolescente e dai tutori»; a esplorarne l’identità di genere; a effettuare uno screening per ASD/ADHD e a «provvedere al trattamento di eventuali condizioni psichiatriche concomitanti».
Relativamente alla prescrizione dei bloccanti la pubertà si legge che «finché non sarà in atto uno studio di ricerca con criteri di inclusione e trattamento approvati dal comitato etico è valutazione del National Board of Health and Welfare che il trattamento con analogo del GnRH (gonadotropine che regolano l’attività riproduttiva delle ovaie e dei testicoli e stimolano la produzione di estrogeni e progesterone; ndR) possa essere somministrato in casi eccezionali». Allo stesso modo, sempre soltanto in casi eccezionali è possibile procedere sia al trattamento con gli ormoni del sesso opposto, sia a eventuali interventi chirurgici per la transizione completa.
La ragione sottesa a tali raccomandazioni – in un sistema quale quello svedese che intende garantire a tutti «un’assistenza sanitaria basata sulle migliori conoscenze disponibili» – è evidente: non sono attualmente disponibili dati scientifici sufficienti che ne attestino i presunti benefici sui pazienti.
La traduzione inglese delle Linee guida svedesi consente dunque di constatare come ormai in Europa, quando gli enti regolatori sanitari nazionali conducono una revisione sistematica delle prove a sostegno della transizione medica di genere nei bambini e negli adolescenti, concludono che esse sono insufficienti a giustificare l’uso continuato delle terapie affermative. Pertanto le transizioni di genere dei minori sono sempre più limitate a contesti di sola ricerca con rigidi criteri di ammissibilità e un’ampia supervisione proprio per ridurre al minimo i danni ai singoli pazienti, in quanto sono considerate alla stregua di trattamenti sperimentali.
La Svezia, infatti, è solo l’ultimo caso. Nel 2020 le linee guida di trattamento della Finlandia sono state le prime a dichiarare esplicitamente che, «alla luce delle prove disponibili, la transizione di genere dei minori è una pratica sperimentale». Le linee guida svedesi giungono con onestà intellettuale a una conclusione più netta, secondo la quale «i rischi dei bloccanti della pubertà e delle terapie di affermazione di genere probabilmente superano i benefici attesi di questi trattamenti», per cui ne limitano gli stessi a contesti di ricerca, consentendo eccezioni in attesa dell’approvazione etica di uno studio di ricerca.
Di qui, applicando semplicemente il doveroso principio di precauzione, per Finlandia, Svezia, Inghilterra, i trattamenti che coinvolgono farmaci bloccanti la pubertà, ormoni sessuali incrociati e chirurgia sembrano appartenere alla categoria di “ricerca clinica” più che a quella di “trattamenti medici”. Questo è un primo passo nella direzione dello stop totale a queste ideologiche terapie, ma ovviamente non basta perché anche la sola “ricerca clinica” è inaccettabile, perché significa usare i giovani pazienti come vere e proprie cavie.
Insomma il riconoscimento che gli interventi endocrini e chirurgici per la disforia di genere siano di fatto per nulla sicuri e ancora sconosciuti – e non abbiano raggiunto la soglia del “trattamento medico” – si auspica possa contribuire a una modifica radicale delle modalità in cui tali servizi vengono erogati e regolamentati negli altri Paesi.
Pensiamo infatti alla nostra Italia. Ha fatto, purtroppo, scuola lo scandalo dell’Ospedale Careggi di Firenze, al centro di una pesantissima inchiesta che ha scoperchiato come non sia state adottate le normali procedure previste per trattare bambini e ragazzi con la disforia di genere, in particolare facendo passare questi ultimi prima da importanti e obbligatori controlli psicologici e psichiatrici. Le nuove conferme che arrivano dalla Svezia, dunque, dovrebbero far riflettere anche e soprattutto il panorama medico italiano, affinché il pericoloso, antiscientifico e ideologico approccio affermativo venga abbandonato una volta per tutte.