Rendere ragione della propria fede e far risplendere la luce della verità di Cristo ottenebrata dalle menzogne degli eretici. È questo il principale obiettivo dell’opera di misericordia spirituale che si pone san Tommaso d’Aquino allorquando scrive alcuni opuscoli teologici – quali il De rationibus fidei, il De articulis fidei et Ecclesiae sacramentis, l’Expositio primae et secundae decretalis – ora raccolti insieme per la prima volta ne Le ragioni della fede e la sua articolazione(ESD 2024, pp. 512) con testo latino a fronte.
In questi libelli l’insigne teologo domenicano si premura di mostrare con argomentazioni razionali le possibilità umane di cogliere la coerenza interna del dato rivelato, confutando contestualmente i fraintendimenti ereticali che insidiano l’azione salvifica della Chiesa. In particolare in Sulle ragioni della fede l’Aquinate si sforza di mostrare la rationabilitas della fede cattolica, ossia la ragionevolezza non solo delle verità della dottrina cristiana, ma anche la convenienza del modo stesso di operare del Creatore. Chi assume uno sguardo contemplativo nei confronti della realtà riesce a scorgere infatti la bellezza dell’agire divino, imparando a «riconoscere e apprezzare le cose una cum Deo», ossia ad «avere il gusto di Dio», come scrive Gianni Godoli nel saggio introduttivo al volume.
In tale prospettiva assume un ruolo decisivo il Logos, mediante il quale Dio ha creato ogni cosa, compreso l’uomo, chiamato proprio mediante la ragione a riconoscere nell’ordine della creazione il principio e il fine di tutto ciò che esiste. D’altra parte «l’assunzione della natura umana da parte del Verbo ha permesso la ricomposizione della disarmonia, in modo da incoraggiare gli altri uomini a uniformarvisi: mostrando l’amore di Dio verso l’uomo così da spingerlo a contraccambiarlo; permettendo anche ai piccoli di pensare Dio simile alla propria umanità e in questo modo giungere a una maggiore perfezione; consentendo di non percepire la beatitudine come irraggiungibile per l’uomo; rendendo l’uomo consapevole della propria dignità», secondo quanto osserva Godoli parafrasando il Dottore angelico. E in effetti, come scrive Tommaso, «niente può spingere ad amare quanto il fatto di sapersi amato».
L’Aquinate rileva ancora acutamente che se da una parte l’agire libero e provvidenziale di Dio accomuna la fede cristiana agli altri due monoteismi, dall’altra però il carattere soddisfattorio della passione di Cristo costituisce un unicum in quanto modalità massimamente conveniente per la redenzione dell’umanità dal peccato, mediante la quale il Padre nel suo infinito amore ha salvaguardato sia l’ordine della giustizia che quello della natura nel rispetto della libertà umana.
Sul tema della prescienza del Padre Tommaso associa la simultaneità e atemporalità della conoscenza divina al punto di osservazione onnicomprensivo che assume colui che guarda una strada dall’alto, il quale gli consente di vedere ogni persona che la percorre – e dunque fuor di metafora «tutto ciò che si compie attraverso il corso del tempo» – laddove il singolo uomo che cammina lungo la via riesce a scorgere soltanto quanti sono alla portata dei propri occhi, ossia «le cose presenti e qualcuna delle passate».
Unità dell’essenza divina, Trinità delle persone, creazione, grazia giustificante, resurrezione dei morti, premio per i giusti e castigo per i malvagi, vita sacramentale sono piuttosto i temi che Tommaso approfondisce nello scritto Sugli articoli della fede e i sacramenti della Chiesa. In particolare, in relazione al sacramento dell’Eucarestia, l’Aquinate sottolinea che la Santa Comunione produce «nell’anima che l’assume degnamente l’unione dell’uomo con Cristo. E siccome per grazia l’uomo viene incorporato a Cristo e viene unito alle sue membra, ne segue che con questo sacramento la grazia aumenta in coloro che lo assumono». Rispetto ai novissimi egli ribadisce in special modo l’esistenza del «fuoco purgatorio», in virtù della quale risultano particolarmente proficue le preghiere per i fratelli defunti.
Insomma, per dirla ancora con le parole di Godoli, nel De rationibus fidei il Dottore Angelico se da un lato dimostra l’inconsistenza delle accuse mosse da infedeli ed eretici alle verità rivelate, dall’altro «esprime la certezza di un credente che a nessuno è preclusa la via della verità che è Dio stesso e che la ragione è lo strumento offerto per percorrerla».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana