Giorgio Epicoco e Cristina Righi, 68 e 61 anni, lui ginecologo originario di Lecce, lei di Perugia laureata in giurisprudenza, stanno insieme da quarantadue anni, sono sposi in Cristo da 32 anni e genitori di quattro figli. Punto di riferimento imprescindibile per la pastorale familiare umbra, girano l’Italia ormai da venticinque anni per testimoniare, sulla base della loro esperienza, che è possibile amarsi veramente nel dono vicendevole e quotidiano di sé all’altro. In questo modo riescono anche a supportare, spiritualmente e non solo, tante coppie in preparazione al matrimonio, in crisi o famiglie in difficoltà. La loro ultima fatica scritta sempre a quattro a mani – dopo Noi. Storia di una chiesa domestica (2018) e Lui con Noi. Piccoli sentieri per la coppia (2020) – è Intimamente parlando (Tau Editrice, pp. 178) e affronta il tema della bellezza di vivere la sessualità nella dimensione sponsale secondo il disegno divino.

Cristina e Giorgio, da dove nasce l’idea di questo libro – il terzo scritto insieme – sull’intimità di coppia?

Cristina: «La casa editrice ci ha chiesto di condensare un po’ l’annuncio che facciamo soprattutto accompagnando tante coppie in difficoltà. Questo libro viene anche incontro alle tante richieste da parte delle coppie che supportiamo di mettere per iscritto le cose dette per spiegare nella verità il tema della sessualità, e in particolare la necessità della guarigione dell’anima».

Giorgio: «Io sono un ginecologo e sono stato anche abortista. Io e Cristina abbiamo vissuto i primi dieci anni della nostra vita insieme lontano da Cristo. Dopo sette anni in cui abbiamo vissuto nel solco della fede ma con molta tiepidezza, siamo invece tornati pienamente a Cristo. Non abbiamo voluto fare un manuale d’istruzioni o un repertorio biblico sull’argomento, ma abbiamo cercato di offrire degli spunti di riflessione perché ciascuno potesse costruire una vera consapevolezza dell’importanza e bellezza della sessualità nel matrimonio cristiano».

Stando alla vostra esperienza coniugale, qual è il significato profondo di una sessualità vissuta con amore in Dio?

Cristina: «La vera cura è l’affettività. Con un’affettività ferita non si riesce a vivere la propria vocazione. Perciò l’affettività deve essere curata, è la base di ciascuno di noi, ma è minata da tanti fattori interni ed esterni. Solo quando gli sposi celebrano il sacramento diventano in Cristo una sola carne; nella sessualità di due conviventi non c’è Cristo, ma il Nemico che ti inquina. Perciò dopo spesso le cose in coppia non vanno o crollano. Al contrario occorre prendere le armi della fede, in particolare i sacramenti. La sessualità è da Dio nella misura in cui Cristo è l’arma inchiodata nella relazione coniugale. Bisogna poi abbandonare il padre e la madre come condizionamenti interiori per diventare rispettivamente ‘figlio, uomo, sposo’ e ‘figlia, donna, sposa’».

Dunque sessualità e spiritualità non sono in contrasto, ma costituiscono un connubio… 

Cristina: «Certamente; si tende spesso a spiritualizzare troppo o a materializzare eccessivamente. Dio ha inventato la sessualità, per cui l’unione coniugale è fondamentale e va vissuta il più possibile e con generosità. Poi, per dirla con Giovanni Scifoni, “Dio è contento quando godo”».

Come educare i giovani oggi a vivere la propria sessualità in maniera autenticamente umana? «Ai giovani bisogna dire la verità e l’importante è essere credibili e autorevoli. Ciascuno può annunciare infatti solo quello che vive in prima persona e così testimoniarlo loro».

Quali sono invece gli spunti principali che desiderate offrire alle giovani coppie per la guarigione del cuore e delle ferite affettive maturate nella loro storia personale?

Giorgio: «Noi partiamo da un concetto molto semplice: Gesù ha assunto la nostra carne per perdonare i nostri peccati, dunque noi siamo perdonati. Il problema è la consapevolezza e il riconoscimento delle nostre ferite, e soprattutto la disponibilità ad accogliere il perdono che ci viene offerto, evitando rimorsi e rancori. Io stesso, dopo aver fatto obiezione di coscienza, sono rimasto lontano dalla Chiesa perché non riuscivo a perdonarmi di aver fatto tanti aborti. L’essermi decretato sopra Dio, il quale mi perdonava nella confessione, mi ha creato maggiori danni. Una volta accolto davvero il perdono di Cristo, sono riuscito ad accogliere anche tutte le ferite ricevute da piccolo e conseguentemente a perdonare gli altri».

Cristina: «Innanzitutto si tratta di mettere ordine tra corpo, psiche e anima, guardando alla propria storia familiare, per poi chiedere a Dio di guarire quanto c’è da guarire. Per mettere ordine bisogna camminare su un binario nel quale si decide che il fidanzamento non è il matrimonio, per cui quando si è fidanzati non si possono fare gesti che sono propri di marito e moglie. Di qui molti fidanzati che abbiamo accompagnato hanno cominciato a scegliere la castità pur essendo conviventi per prepararsi a compiere il progetto di Dio. L’innamoramento è breve e serve proprio per sposarsi; dopo c’è l’amore che è una decisione. Non ami chi ti piace, ma soprattutto quando non ti piace. Il primo figlio della coppia è il ‘noi’ e il matrimonio serve a rendere ricco il povero che ti sei sposato, tirando fuori i propri talenti e carismi. Questo, però, non è possibile da soli: bisogna sposarsi in Cristo, che risana corpo, anima e psiche, per costruire il progetto di Dio. D’altra parte, siccome il Nemico odia i progetti di Dio, se non si è armati spiritualmente e non si vive secondo la grazia ricevuta nel giorno del matrimonio, si soccombe».

Qual è infine il principale ostacolo che incontrate quando, “intimamente parlando”, testimoniate ai giovani il vostro amore?

Cristina: «I giovani sono assetati e desiderosi di conoscere la verità sull’amore. Per cui quando diciamo loro: “Ma perché non vi sposate e convivete? Che paura avete?” gli ostacoli di cui ci parlano sono talvolta i genitori che remano contro, le paure economiche e di lavoro, tutte paure ‘mondane’. Ma quando annunciamo loro la potenza di Dio e la presenza di Cristo nella coppia, Chi ha in mano la loro vita, comprendono allora che in Lui è possibile superare ogni ostacolo».

Fonte: Il Timone

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