Dà voce alle donne, a giovani mogli e madri cattoliche del nostro tempo l’ultimo libro pubblicato da Il Timone, Mogli cattoliche tradizionali modello 2020 (pp. 112). Si tratta di un agile volume che dà spazio alla testimonianza umana e di fede di Raffaella Frullone, Costanza Miriano, Beatrice Bocci, Benedetta Frigerio, Annalisa Teggi, Paola Belletti, Caterina Giojelli, Giulia Tanel e tante altre donne che non hanno timore di proclamare con la propria vita più che con le parole che il matrimonio in Cristo è la fonte della loro felicità e realizzazione piena.
Sono “spose che non misurano l’amore in base ai mazzi di fiori o alle dichiarazioni d’amore – sottolinea la giornalista Raffaella Frullone –, che non tengono il conto di chi fa cosa in casa e quante volte, che sanno che maschi e femmine sono diversi e ogni tentativo di negare questa evidenza si trasforma in un disastro domestico, familiare, di coppia. Donne che vivono un fidanzamento casto anche se quando lo dicono scatta la risatina, spose che fanno tre, quattro, cinque figli e si sentono ripetere: ‘Ma non avete la tv?’, donne per cui usare gli anticoncezionali non è la normalità, per cui il divorzio non è mai la soluzione e per cui l’aborto non è mai una opzione. Mamme per cui la cosa più importante non sono le buone maniere, ma la fede, che sanno che amare il proprio marito è il primo bene dei propri figli, che lottano, che perdonano, che credono”.
Per tali donne il matrimonio “ha l’orizzonte della vita eterna, non quello del semplice ‘vissero felici e contenti’. Sono perciò “donne che restano – racconta ancora Raffaella Frullone –, anche quando il gioco si fa duro e la vita le modella con sudore e lacrime. Donne che restano e danno la vita”.
“La donna si compie quando non si occupa solo di sé” – le fa eco la collega Costanza Miriano – perché “il meglio della donna è il genio della relazione”, come amava ripetere San Giovanni Paolo II, per cui una moglie trova il segreto di una vita piena e felice solo nel dono di sé a marito e figli.
Al di là dell’amore il “valore aggiunto è nella sequela di Cristo – lo evidenzia Beatrice Bocci, finalista a Miss Italia nel 1994 e moglie del presentatore Alessandro Greco –, nella quale impariamo a dare valore pieno ad ogni cosa, ad ogni evento, ad ogni persona”. Infatti, prosegue la Bocci, “stare con Gesù mi fa vivere nella gioia piena il mio essere donna, moglie e madre e la fatica di alcuni momenti, diventa un passaggio transitorio e leggero, rispetto al meraviglioso gusto di essere ciò che sono, di stare dove sono e di sentirmi destinataria di un amore così grande”.
Eppure “sposarsi è una dura liberazione dall’immagine bellissima che ci siamo costruiti di noi stessi”, scrive ancora Benedetta Frigerio, svelando l’essenza profonda del matrimonio cristiano. Ogni donna, moglie e madre è infatti chiamata a convertirsi, passando dalla tentazione di “prendere le redini del controllo”, di voler cambiare gli altri a tutti i costi “percependosi come vittima inascoltata”, all’esigenza di cambiare innanzitutto se stessa, divenendo più pronta “a rincominciare con pazienza sempre da capo, per puro amore e al di là dei risultati, come fa Dio con noi”, sia con il marito che coi figli.
Annalisa Teggi racconta che il matrimonio è il luogo nel quale ha imparato a litigare bene e a perdonare; Paola Belletti sottolinea invece, a nome delle ‘mogli cattoliche tradizionali’, che “amiamo servire e prenderci cura degli altri perché in mancanza di questo amore spietato che se ne frega se hai sonno, tuo figlio ha vomitato e alzare ti devi, ci salva dalla noia, dall’egoismo, dalla schiavitù di tutto il nostro multiforme sentire”. La libertà della donna che sceglie di sposarsi in Cristo è, per Caterina Giojelli, “risposta a una Storia cui appartenere e per cui dare la vita, fino all’ultimo capello impigliato nella spazzola”. Infine Giulia Tanel, giornalista con passione prolife, decostruisce ancora una volta il pregiudizio che una ‘moglie cattolica tradizionale’ sia una donna esclusivamente ‘tutta casa e chiesa’, in quanto ella può esser benissimo anche lavoratrice, come lo sono la maggior parte delle autrice di questo volume e lo era “Zelia Martin Guérin, mamma di Santa Teresa del Bambin Gesù, che nell’Ottocento aveva un’azienda di merletti”, purché però viva nel dono di sé una vita conforme alle virtù intellettuali, morali e teologiche della fede cristiana.
Il libro raccoglie anche altre numerose testimonianze di ‘mogli tradizionali cattoliche’ giunte alla redazione della rivista Il Timone, “alcune così travolgenti che andavano fissate su carta”, perché raccontano di un amore concreto vissuto nella fedeltà quotidiana, e per questo davvero eroica, a Dio attraverso la persona amata nell’adempimento della propria vocazione sponsale.
Fonte: LaNuovaBussolaQuotidiana