«Noi possiamo dire ben poco, ma il Figlio di Dio… sì! Lui può mostrarci e farci conoscere il mistero di Dio. Ascoltiamolo e fissiamo i nostri occhi nei Suoi occhi!» – scrive il cardinal Angelo Comastri, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e Arciprete della Basilica Papale di San Pietro –, nel suo recente volume Gli occhi di Dio (San Paolo 2020, pp. 208).
Gli occhi di Gesù infatti chiamano, scrutano, invocano, hanno compassione, amano e in ogni sguardo rivelano il volto del Padre e il suo infinito amore per ogni uomo.
Così lo sguardo di Cristo chiama «come collaboratori gli uomini meno idonei al successo, un pugno di pescatori, gente che non contava e non valeva, e li ha buttati per le strade del mondo per un’avventura che, umanamente parlando, era destinata al fallimento. Eppure questi uomini hanno scosso le fondamenta dell’Impero Romano. Non solo». Dagli apostoli a San Paolo, a sant’Agostino, da san Francesco a San Pio da Pietrelcina e fino ai nostri giorni gli occhi del Maestro continuano a incrociare quelli degli uomini e delle donne di ogni tempo.
Dinanzi «alla povertà del significato, degli ideali, dei valori e delle ragioni per amare la vita e per entusiasmarsi della vita» contemporanea, Cristo rimane l’unica speranza viva per l’umanità sofferente, ieri come oggi. Lo attestano le mirabili profezie di Zaccaria sulla venuta di un Messia umile come il ritratto perfetto del servo sofferente offerto da Isaia e dal Salmo 22. Occorre perciò recuperare un senso di stupore dinanzi a tali parole, scritte secoli prima di Cristo eppure così corrispondenti agli eventi concreti della sua vita, e in particolare al mistero della sua morte e resurrezione.
«Se Dio – scrive Madre Teresa di Calcutta –, che non ha nessun debito con noi, è disposto a darci niente meno che se stesso, come possiamo corrispondere al suo amore limitandoci a dare solo una parte di noi? Rinunciando a me, induco Dio a vivere per me». E questo il discepolo è invitato a fare. Eppure lo stesso Pietro, quando impedisce inizialmente a Gesù di lavargli i piedi, «rifiuta il volto di Dio», ergendosi a «maestro di Dio». Ma il Signore continua a parlargli con i suoi occhi di infinita misericordia anche quando lo scorge mentre lo sta rinnegando.
Gesù rivela pienamente il volto del Padre sulla croce: «il volto di Dio, infatti, è l’amore, è la misericordia infinita; il volto di Dio è il volto della bontà senza limiti». Lo sa bene la Vergine Maria quando «l’angelo le apre uno spiraglio e le dà la notizia che cambia la vita: “Sei stata amata e sei amata da Dio”. Quando nella vita si scopre lo sguardo buono di Dio, quando nella vita si sente il palpito di Dio, quello è il momento grande, quello è il momento che cambia l’esistenza». Il cardinal Comastri invoca lo Spirito Santo per noi che al contrario camminiamo «nelle strade stanche di questo mondo, noi che abbiamo una fede così debole e così fragile, noi che abbiamo lo sguardo annebbiato dal dubbio», affinché impariamo a «guardare con la limpidezza degli occhi di Maria, l’Immacolata». Infatti solo recuperando tale sguardo, confidando nel Signore e non nei «troni tarlati» degli uomini, l’uomo può accordare «il proprio sì al Sì di Maria».
Perciò il Signore manda un altro Consolatore, il Paraclito, in soccorso all’uomo decaduto: «Lo Spirito Santo illumina il volto di Gesù e dà la forza per testimoniare che Gesù è il Signore, cioè Dio dentro la storia con la forza dell’Amore». E in effetti «tutto ciò che Dio fa, lo fa nello Spirito Santo: perché Dio non ha altra azione all’infuori del donarsi». Perciò ricolma ogni uomo che lo accoglie dei setti doni dello Spirito Santo, perché ciascuno comprenda e viva una relazione intima con un Dio che è un Padre amoroso che ama e si cura sempre dei suoi figli.
Infatti «chi ha detto il primo sì? Chi, prima di tutti, ha aperto il cuore alla fede? È stata Maria! E, dopo di Lei, Lazzaro, Marta e Maria di Betania, gli Apostoli, Santo Stefano, Paolo di Tarso, i martiri dei primi secoli cristiani! E poi tantissimi altri (persone di ogni categoria sociale, compresi geni come Leonardo, Galilei, Blaise Pascal). E poi milioni e milioni di uomini e donne che hanno gioito alla notizia che Dio è Padre, e, donandoci il Figlio, Egli ha allargato le braccia per stringerci tutti nella festa infinita del Suo Cuore».
Anche «Teresa di Lisieux (1873-1897) con i suoi occhi limpidi e umili aveva intravisto gli Occhi limpidi e umili di Dio: gli Occhi dell’infinita misericordia». E questi occhi pieni di compassione continuano a scrutare ogni creatura che con amore si lascia guardare dal suo Signore. Tale consapevolezza traspare pienamente nel corso della riflessione del cardinale Comastri fino a farsi preghiera: «Signore Gesù, purifica i nostri occhi, affinché possiamo vedere anche noi gli Occhi dell’infinitamente misericordioso».
Fonte: LaNuovaBussolaQuotidiana