Teoria Queer e Poliamore. Sono i temi principali – come al solito neanche troppo mascherati dalla premessa di combattere le diverse forme di discriminazione – del nuovo corso interdisciplinare in “Queer Studies” promosso dall’Università di Torino, e più specificatamente dal Global Law and Transnational Legal Studies del Dipartimento di Giurisprudenza. Tale insegnamento in lingua inglese è disponibile a scelta per gli studenti iscritti all’ateneo piemontese. Il suo ideatore è il professor Antonio Vercellone, docente di Diritto Privato, che promette di portare in cattedra non solo accademici ma anche personalità della società civile e religiosa, compresi medici e psicologi. Dunque l’ennesima università – dopo i corsi gender che recentemente hanno interessato quella di Sassari e quella di Roma Tre – che si piega all’ideologia Lgbtqia+.
Il corso in Queer Studies
In una recente intervista a La Repubblica-Torino il docente ha affermato che «la teoria gender non esiste». Insomma lo stesso accademico che da un lato promuove un corso in Queer Studies, dall’altro nega l’esistenza della teoria di genere, manifestando una contraddizione di pensiero alquanto singolare. Ci ha infatti tenuto a precisare che «la teoria queer prova a vedere con un approccio critico l’apporto che intercorre tra eteronormatività, ossia condotte normate dalla società, e pulsioni alternative». Vercellone definisce «critico» l’approccio del suo corso che però tratta la disforia di genere a partire da un presupposto teorico palesemente ideologico: l’antinomia tra individuo e società, secondo la quale vi sarebbe una «visione egemonica» da contrastare «in una chiave inclusiva senza farci strumentalizzare». Al contrario è invece proprio la teoria di genere a diffondere un’ideologia che sovverte e nega la realtà biologica della persona, assolutizzandone le pulsioni. Un’ideologia, tra l’altro, che non prende neanche in considerazione i cosiddetti detransitioners, e pertanto esclude e non include; che propaganda solo l’approccio affermativo, ignorandone deliberatamente gli effetti negativi spesso irreversibili sulla salute psicofisica soprattutto di bambini e adolescenti.
La deriva gender degli Atenei italiani
L’iniziativa promossa dall’Università di Torino, inoltre, disattende quanto recentemente dichiarato alla Camera dal Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini: negli atenei italiani – ha infatti affermato durante il question time dello scorso 27 novembre – «non possono in alcun modo trovare spazio percorsi ideologici di acritico indottrinamento». Eppure, nonostante le parole del Ministro, nelle università italiane si assiste a una pericolosa deriva gender, come ampiamente denunciato dal Deputato della Lega Rossano Sasso, che – durante il question time citato – ha riportato il caso dell’Università di Sassari, dove tra i libri segnalati per poter sostenere un esame del corso di laurea in Scienze Politiche ne figura «uno che, addirittura, beatifica la pedofilia, di Mario Mieli. In esso si legge testualmente: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente, possiamo fare l’amore con loro”». Come se non bastasse, poi, «il titolare di questa cattedra ha dichiarato di voler concludere il suo ciclo di lezioni con un seminario, che durerà cinque giorni, dove in cattedra ci saranno attivisti trans, LGBT e parlamentari di sinistra». Ricordiamo, però, anche quanto successo all’Università di Roma Tre, con il “Laboratorio per bambin* trans” che ha coinvolto anche minori di età compresa tra i 5 e i 14 anni, per contrastare il quale Pro Vita e Famiglia lanciò la petizione “Giù le mani dai bambini! Fermiamo il laboratorio trans per minori dell’Università di Roma Tre” che in poche raccolse oltre 45.000 firme poi consegnate al Rettore. L’auspicio – anzi, l’impellente necessità – è che proprio su impulso di questi veri e propri scandali, le università italiane si adoperino per tutelare la scientificità degli insegnamenti dei corsi di laurea evitando di alimentare ogni forma di indottrinamento propagandistico e ideologico.