In occasione dell’ottavo centenario della morte di San Domenico (Dies Natalis, Bologna 6 agosto 1221) è stato indetto un Anno Giubilare inaugurato il 6 gennaio 2021 che avrà termine il 6 gennaio 2022. Alcuni degli eventi e delle iniziative previste dal Comitato Internazionale per il Giubileo avranno luogo a Bologna presso la Basilica Patriarcale di San Domenico, dove riposano e sono venerate le spoglie mortali del Santo. Il tema scelto, “A tavola con San Domenico”, si ispira alla cosiddetta “Tavola della Mascarella” – primo ritratto del Santo databile tra il 1235 e il 1250 che testimonia anche un miracolo del pane ottenuto per sua intercessione – che lo raffigura con numerosi frati provenienti da tutta Europa. Si vuole, così, celebrare San Domenico non come un santo lontano e irraggiungibile, ma come un uomo che amava vivere in compagnia dei suoi fratelli uniti dalla stessa vocazione di annuncio del Vangelo con la parola e con la vita, condividendo i doni del Signore.
Tante le iniziative promosse per il Giubileo Domenicano – celebrazioni solenni, momenti di preghiera e spiritualità, convegni, una mostra e la proposta di un pellegrinaggio (il programma dettagliato è consultabile sul sito: http://www.giubileodomenicano.it/) – delle quali La Nuova Bussola ha parlato in esclusiva con il priore dell’Ordine Fra Davide Pedone, autore del recente volume Andata e ritorno. San Domenico, la stella del vespro. Il suo carisma e la sua eredità (ESD 2021, pp. 112) che ripercorre le tappe significative della vita umile, contemplativa e attiva, di un gigante della nostra fede.
Fra Davide, il tema scelto per quest’anno giubilare “A tavola con San Domenico” allude a una vicinanza, a una ‘prossimità’ di Domenico all’uomo di oggi. In quali aspetti un Santo di otto secoli fa può divenire nostro ‘contemporaneo’; ossia cosa significa per noi essere a tavola con san Domenico hic et nunc, qui e ora?
Quando siamo a tavola dialoghiamo, conversiamo; c’è uno scambio di opinioni, di idee e di pensieri. Se ci dovessimo pensare a tavola con San Domenico, ascolteremo quello che lui ha da dirci e a sua volta noi interagiremo con lui. Allora stare a tavola con San Domenico significa ascoltare quello che egli ci vuole dire, che cosa lo ha mosso durante la sua vita a fare tutto quello che ha fatto. E la passione di San Domenico è ciò che per cui ha vissuto per tutta la vita, cioè Cristo Salvatore. Egli ci racconterebbe di Gesù, della salvezza che ha portato, che è valida ai suoi giorni come ai nostri perché anche noi oggi cerchiamo salvezza.
Quali sono le iniziative principali in programma per celebrare il vostro Santo Fondatore?
Tenendo conto che purtroppo la pandemia ha fortemente limitato molte iniziative, tra le quali la possibilità di un ‘movimento di pellegrinaggio’ che sarebbe arrivato a pregare ai piedi dell’Arca di San Domenico, lì dove sono custodite le sue spoglie mortali, ci prepareremo al Triduo in suo onore con tre Messe celebrate il 31 luglio, l’1 e il 2 agosto presiedute da tre provinciali francescani, come da tradizione, la quale prevede ci sia un francescano a celebrare le Messe prima della festa del santo di Guzman e, viceversa, un domenicano a presiedere quelle precedenti la festa del santo di Assisi. Il 3 agosto ci saranno i Vespri Solenni, presieduti dal maestro dell’Ordine, con l’esposizione del capo di San Domenico che sarà portato in processione in Basilica. Il 4 agosto, cuore del Giubileo, ci sarà la Messa Solenne alle 19 presieduta dal Card. Matteo Maria Zuppi con l’omelia del maestro dell’Ordine. In chiusura, il 5 agosto, avremo un momento di preghiera in ricordo del transito di San Domenico.
Da dove nasce l’idea di ripercorrere attraverso un pellegrinaggio spirituale e culturale, sulle orme di San Domenico, il suo ultimo viaggio da Roma a Bologna?
Fare un pellegrinaggio consente un po’ di ripercorrere il cammino della propria vita, di fare un percorso di discernimento, purificazione e riconsiderazione della propria esistenza. Abbiamo scelto perciò di riprendere proprio un tratto di strada che Domenico ha fatto molte volte, quello tra Bologna e Roma. Di fatto poi è l’ultimo percorso che egli fece, perché di ritorno a Bologna cadrà ammalato e cominceranno ad aggravarsi le sue condizioni. Visto che l’ottocentenario ne celebra il dies natalis, allora questo cammino vuole alludere anche alla meta della sua vita, il regno dei cieli, l’orizzonte entro cui dovrebbe essere orientato tutto quello che anche noi facciamo. In tale prospettiva, il pellegrinaggio comporta anche un ricentrarsi verso il giusto obiettivo, quello dell’incontro con Dio, in un tempo in cui siamo un po’ smarriti. Venendo al percorso, si snoda idealmente lungo l’asse della Via Francigena e prevede alcune soste significative (Viterbo, Rieti, Orvieto, Montepulciano, Siena e Firenze) ed è fruibile anche con l’ausilio dell’app “SloWays”, provvista di una guida GPS dell’intero itinerario e di informazioni di carattere storico, artistico e spirituale legate al mondo domenicano.
Quale episodio della vita di Domenico potremmo sentire più vicino alla nostra sensibilità?
Una volta uno studente, sentendolo parlare con la sua profondità, gli domanda su quale libro abbia appreso tale sapienza. Domenico risponde – ed è una risposta significativa anche per noi oggi – che ha appreso la sua sapienza nel libro della carità. L’insegnamento che possiamo apprendere da tale episodio è che la conoscenza più gustosa di Dio la ritroviamo proprio nella carità applicata nella quotidianità.
Qual è l’attualità del carisma domenicano nella vita della Chiesa contemporanea?
San Domenico ha speso tutta la sua vita nella predicazione e nella costituzione di un ordine che si dedicasse alla predicazione. Oggi, per quanto antica e sempre nuova, la predicazione è sempre necessaria e attuale. San Domenico predicò il Cristo come via perché l’uomo potesse essere pienamente uomo in quanto figlio di Dio secondo la propria vocazione. È questa un’urgenza anche oggi, quella di ritrovare in Cristo colui che ci aiuta a essere pienamente noi stessi, dentro un orizzonte in cui l’uomo è smarrito al punto da rinnegare persino se stesso nella sua stessa realtà. Domenico combatté con la sua predicazione l’eresia catara che rinnegava il creato e la sua materialità e dunque il corpo, inteso quale prigione di cui liberarsi; eresia per la quale anche la famiglia era da abolire perché luogo nel quale nascevano altre ‘prigioni dello spirito’. Tale eresia, in una formula sicuramente nuova, è molto presente anche oggi nella difficoltà di custodire la famiglia nel progetto che Dio ci ha consegnato e la bellezza dell’uomo così come è data. In realtà, nel momento in cui smarriamo l’orizzonte divino, rinneghiamo noi stessi.
Una curiosità, qual è attualmente il Paese con maggior numero di vocazioni domenicane?
In estremo oriente il Vietnam e Filippine sono in forte crescita. L’America stessa ha province molto ricche di vocazioni, a partire da quella di Washington; in particolare, in America latina, la Colombia è fiorente di vocazioni. In Africa le vocazioni nel carisma di Domenico sono in crescita in Kenya e dintorni; in Europa in Polonia. A livello generale, tutto l’Ordine ha una crescita progressiva, nonostante paesi un po’ in difficoltà, quali Spagna, centro e sud Italia.
Volendo fare, infine, un appello ai nostri lettori e non solo?
L’invito per tutti è a venire pellegrini a Bologna a chiedere le grazie che vogliamo per l’intercessione di San Domenico e a mettere la propria vita sotto la custodia e il patrocinio di Maria, come lo stesso Domenico ha fatto, dal momento che è la Vergine che ha voluto l’Ordine e lo condurrà dove Dio vorrà.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana