Non esistono domande scomode. Esistono domande vere e domande ideologiche condizionate da un pregiudizio, per le quali occorre chiedersi: «Sto facendo una domanda oppure difendo una tesi, che non so neanche se è mia, e in fin dei conti non mi interessa nemmeno la risposta?». Muove da questa considerazione l’ultimo volume di padre Maurizio Botta, Botta e risposta con i giovani. Su sesso e altri argomenti scomodi(Cantagalli 2024, pp. 99), nel quale il sacerdote oratoriano risponde con verità e chiarezza, semplicità ed efficacia alle domande autentiche degli adolescenti.

«Non possiamo comprendere come Dio ragiona, ma possiamo conoscerlo per come si rivela». D’altra parte se la stessa storia dell’umanità è brevissima in confronto alla vita dell’universo, a maggior ragione non ha alcun senso domandarsi filosoficamente perché Dio permetta la sofferenza di bambini innocenti e, in sostanza, l’esistenza del male. È un mistero che può essere chiarito non da una spiegazione razionale, ma solo da un sguardo al Crocifisso. A tal proposito padre Maurizio ricorda che oggi è possibile trovare Cristo anche «nelle migliaia di cristiani, donne, uomini e bambini, in molte parti del mondo, perseguitati a causa della loro fede. Milioni ogni anno muoiono perché sono cristiani. Ognuno di questi santi è Cristo e testimonia la Sua presenza. Il vero volto della Chiesa si riconosce attraverso la testimonianza dei Santi». Pertanto suggerisce ai giovani di cercare «uomini e donne che possono aiutarti a trovare Gesù vivo. Senza Gesù vivo nessuno ti può convincere che Dio esiste, perché Dio non è un’idea, non è una convinzione personale o un sentimento: Gesù è reale, è carne, presenza e testimonianza. Chi è un santo? È una persona che vive in modo diverso dagli altri, che riesce a fare cose che altri non possono o non vogliono fare, che dona la sua vita ad altre persone, e fa tutto questo solo perché Gesù è vivo».

Sulla certezza che esista una vita dopo la morte, padre Botta riprende tra le ultime parole di Gesù sulla croce la risposta al buon ladrone che sarà con Lui in paradiso e la stessa consegna dello Spirito al Padre prima di morire. D’altra parte per i cristiani «la resurrezione comincia già col battesimo e i sacramenti in questa vita e si compie pienamente con la resurrezione della carne».

Relativamente al peccato afferma che «il problema non è sapere cos’è il peccato, ma trovare la forza per evitarlo, e la si trova facendo esperienza dello stesso dolore che causiamo, perché il peccato produce sempre conseguenze dolorose; e soprattutto trovare nella preghiera, nei sacramenti la forza stessa di Gesù. E con l’aiuto di Gesù possiamo, in un colpo solo, evitare il peccato e imparare ad amare». D’altra parte c’è un disegno d’amore per l’umanità da parte del Creatore, per cui «la vocazione generale è ad essere di Cristo; volere in ogni circostanza quello che lui vuole, che è quello che vuole il Padre».

Riflettendo sull’ipersessualizzazione dilagante tra gli adolescenti, padre Botta sottolinea che «oggi è quasi impossibile fare l’amore, si cerca il sesso per il piacere, si realizza qualunque desiderio, anche i più strani, si fa della pornografia (ormai è di moda spesso tra i giovani filmarsi mentre si fa sesso e scambiarsi immagini), ma non si fa più l’amore, perché l’atto sessuale non è più il completamento e la celebrazione di una relazione profonda e significativa, improntata sulla fiducia reciproca. Il sesso, che ha la straordinaria forza di fondere l’identità spirituale e carnale di due persone, oggi è solo un esercizio fisico o nella migliore della ipotesi è la ricerca di un piacere fine a se stesso. Esso permette invece «l’esperienza di un “per sempre” che cerchiamo in ogni cosa, il coronamento di un rapporto, un cambio di marcia fecondo perché potenzialmente capace di donare la vita. D’altra parte chi guarda l’altro sesso come una cosa da possedere, ha nel cuore e nella mente la pornografia, ha uno sguardo disumano, entra in una dipendenza che è come la droga».

Al contrario tra coniugi è possibile sperimentare la bellezza dell’amore autentico, dal momento che «Dio dona agli sposi la stessa fedeltà del suo amore, una fedeltà che non viene mai meno». In questo modo «agli sposi è concesso di amarsi come Dio ama, con una pienezza che non ha uguali». Rispetto alla prassi diffusa della convivenza, il sacerdote oratoriano invita a mirare la vetta alta proposta da Gesù, ribadendo che c’è piacere anche nell’attesa del piacere stesso, per cui si è chiamati in tal senso a lasciare la casa paterna soltanto se si vuol formare di due una carne sola in Cristo.

Relativamente al tema della fecondazione artificiale constata con grande senso di realtà il dramma esistenziale di un bambino che giunga a chiedersi durante la crescita: «Io sono nato grazie a uno sconosciuto che guardando nel microscopio ha deciso quale fosse l’embrione migliore?». Allo stesso tempo padre Botta ci tiene a precisare che tali figli concepiti in provetta «non sono figli di serie B, anzi sono amati in modo speciale da Dio; anche i loro genitori che hanno confuso un desiderio sano con un diritto» che però ha un prezzo salato in termini di vite umane sacrificate.

Insomma il volume di padre Maurizio Botta ha il pregio di parlare ai giovani in modo diretto e con un linguaggio schietto, ma soprattutto mediante argomentazioni vere, brevi ed efficaci che rivelano la bellezza della fede cristiana e le sue ragioni.

Fonte: Il Timone

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