La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha ormai decretato la morte di Charlie Gard, il piccolo di 10 mesi affetto da sindrome da deperimento mitocondriale. “Siamo caduti nel baratro più profondo, nell’aberrazione più nera, nella disumanizzazione più completa”. Con queste parole Chiara Chiessi, Presidente degli Universitari per la Vita, commenta con sgomento e amarezza la decisione della CEDU di porre fine alle cure per il piccolo Charlie, nonostante la volontà contraria dei suoi genitori che si sono offerti di portarlo in America per sottoporlo a una terapia sperimentale a proprie spese e senza alcun ulteriore aggravio per lo Stato.
A nulla dunque è servito l’accorato appello inviato all’attenzione del Presidente della CEDU, l’On. Guido Raimondi, sottoscritto e firmato da 33 rappresentanti di associazioni pro vita e pro famiglia italiane, tra le quali i Comitati ‘Difendiamo i nostri figli’ e alcune sezioni dei Centri di Aiuto alla Vita e del Movimento per la Vita italiano, allo scopo di auspicare un’altra decisione che fosse “di conforto per i genitori e di speranza per la vita di Charlie”: la tutela del suo diritto alla vita. Nel ringraziare pubblicamente i firmatari dell’appello, Chiara Chiessi dichiara con forza che “questo bambino interroga le coscienze di ognuno di noi” e che, dinanzi a tale palese ingiustizia sotto gli occhi di tutti, “non si può stare in silenzio, non ci si può fermare”. Di qui l’esigenza di un rinnovato impegno degli Universitari per la Vita a costruire, mediante attività di sensibilizzazioni soprattutto tra i giovani, “un’Europa in cui la dignità di ogni vita umana, specialmente la più fragile, sia rispettata e difesa dalle istituzioni, dalla società, da tutti”.