«Mi rendo conto di sentirmi male e provo ad alzarmi dal letto per raggiungere il cellulare. Nel giro di pochi minuti non sono più padrone dei miei movimenti. Vorrei almeno poter gridare per chiedere aiuto, ma anche questo mi è impossibile. Sono paralizzato e senza parola. Quella notte la morte mi è piombata addosso così all’improvviso. E così, alzando gli occhi al Cielo, apro il mio cuore a Dio e gli rivolgo il mio semplicissimo atto di abbandono: “Padre mio, mi abbandono a te, come Gesù sulla croce”. È un attimo e in me scende la pace». Nel suo libro Una vita in più (Piemme 2023, pp. 153)don Gianni Castorani ricorda così le ore 5 della notte del 26 aprile 2021 quando, ancora a letto, viene colpito improvvisamente da un violento ictus che gli compromette la parola e gli mette un «lato del corpo fuori uso».
Don Gianni, però, non è solo. Nel Monastero della Scuola di evangelizzazione Jeunesse Lumière di Bagno a Ripoli da lui fondata nel carisma del sacerdote francese Daniel Ange ci sono soprattutto quei ragazzi che condividono il suo zelo pastorale per la conversione dei coetanei trascorrendo un anno sabbatico in castità, preghiera, vita comune, formazione e missione. Rispetto alle ore concitate del ritrovamento del sacerdote disteso per terra nella sua stanza fino all’arrivo del 118 la mattina seguente gli stessi raccontano: «Pregammo come mai prima e sperammo, nonostante tutto, contro ogni speranza». Le troppe ore trascorse senza ossigeno al cervello lasciano presagire il peggio, ma i suoi ragazzi si alternano ininterrottamente davanti al Santissimo Sacramento in adorazione per 72 ore e una catena di preghiere col cuore per implorarne il miracolo della guarigione raggiunge tanti altri fedeli sparsi nel mondo, compresi i veggenti diMedjugorje. Intanto don Gianni confida nel Padre e accarezza fiducioso l’idea che, quand’anche avesse a risvegliarsi paralizzato, «la ferita aperta dall’ictus, che oggi mi rende debole e fragile, potrà diventare feritoia attraverso la quale far passare l’amore di Dio».
Qualche giorno più tardi «gli esami parlano di un paziente, il mio cervello riporta segni di lesioni devastanti, invece io non mi sento poi tanto a pezzi», racconta lo stesso don Gianni. E i miracoli in effetti accadono anche per la disponibilità «a rendersi compartecipe di ciò che Lui opererà. Il Signore ci chiede il nostro ‘sì’ al Suo operare», come sottolinea con profonda fede l’amica celebre Beatrice Bocci.
Di qui lo stesso sacerdote racconta i mille volti della Provvidenza sperimentati durante la faticosa riabilitazione al Don Gnocchi di Firenze, nel quale vive «come in un lunghissimo ritiro spirituale», tra Messe celebrate alle 5 «da solo, sul mio letto» e sessioni riabilitative per riprendere a parlare, scrivere e muoversi. Il 13 maggio muove da solo il primo passo: questo è il primo segno di una guarigione miracolosa, dati i tempi e le modalità in cui è avvenuta, in un quadro clinico che faceva presagire al contrario un costante peggioramento. D’altra parte anche la veggente Marija gliel’aveva anticipato profeticamente: «Don Gianni, tu guarirai al 100%!».
Nel libro don Gianni racconta anche i suoi trascorsi prima di diventare sacerdote: la passione per il calcio e il sogno sfumato di diventare calciatore professionista come suo fratello; le fidanzate, l’allontanamento dalla fede e le preghiere insistenti della madre; il lavoro come ragioniere e l’ictus del papà. Eppure il Signore vivo e vero va incontro al ventitreenne Gianni in modo particolare dapprima mentre assiste alla guarigione di un paralitico durante il raduno nazionale del Rinnovamento nello Spirito, poi attraverso l’appello di padre Lange a seguirLo evangelizzando i giovani.
Di qui nel 2002, prima della sua ordinazione sacerdotale nell’aprile 2010, nascono le Sentinelle del Mattino di Pasqua. Si tratta di giovani che «a due a due vanno in giro per le piazze, le spiagge e i locali» per raccontare ai coetanei come hanno incontrato Cristo nella loro vita o per invitarli a entrare in chiesa e sostare in preghiera qualche minuto in adorazione eucaristica dinanzi a Gesù Sacramentato perché sia Lui a ridestarne la fede e l’amore troppe volte soffocati da surrogati che prontamente deludono le attese profonde del cuore e il loro desiderio di felicità.
D’altra parte – conclude don Gianni in relazione all’esperienza concreta vissuta alla Scuola di evangelizzazione che ha condotto tanti giovani ad abbracciare la vita religiosa e consacrata – «mentre tu ti metti a disposizione del Signore, Gesù lavora nel tuo cuore, lo cura, lo accarezza, lo rinnova e ti rende una persona migliore. QQuello che tu fai per gli altri, il Signore lo fa per te. Conviene fare affari con Nostro Signore: sempre!».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana