È il 9 luglio 1796, l’esercito di Bonaparte invade lo Stato Pontificio. Più di cento immagini sacre, la maggior parte mariane, si ‘animano’, ovvero muovono gli occhi o cambiano colore ed espressione. Si tratta di una concatenazione di eventi prodigiosi raccontata con dovizia di particolari nell’inchiesta Gli occhi di Maria (Ares 2023, pp. 312) condotta da Rino Cammilleri e Vittorio Messori. Nel saggio, ora ripubblicato in una nuova edizione aggiornata, Cammilleri ricostruisce le tappe più significative di questa vicenda con oggettività e competenza sotto il profilo storico per poi interrogarsi sul suo significato in dialogo con l’amico Messori.
La Madonna muove gli occhi per la prima volta nel dipinto che la raffigura ad Ancona. Ne è testimone lo stesso Napoleone che ne rimane profondamente scosso e chiede che la stessa venga coperta e portata via. Napoleone arriva ad Ancona perché la città adriatica, a seguito di un armistizio imposto al pontefice, era diventata un porto francese. Subito impone una taglia e la confisca di tutti gli ori e gli argenti delle chiese. La versione ufficiale diffusa dai giacobini locali era quella secondo cui erano stati i preti a fomentare il fanatismo religioso popolare.
Eppure il fenomeno dilaga a Roma protraendosi per mesi. Prima dunque la Madonna di San Ciriaco ad Ancona, poi quelle dell’Archetto di via San Marcello e di via delle Muratte a Roma. Centouno icone si animano soltanto a Roma. Marchesi e popolani vedono Maria mentre «abbassa gli occhi sugli astanti per poi riportarlo in alto»; non è cosa di un momento, la Vergine dell’Archetto lo fa per mesi, giorno e notte. Lo stesso fenomeno è osservato per cinque, sei mesi, a Frosinone, Veroli, Torrice, Ceprano, Frascati, Urbania, Mercatello, Calcata, Todi, tutte città dello Stato pontificio. Interessa complessivamente centoventidue icone mariane e sono centinaia di migliaia gli spettatori testimoni oculari dei prodigi che non riguardano solo gli occhi di Maria, ma anche i colori spesso sbiaditi di tali immagini sacre che prendono le sfumature delicate di una persona viva e i gigli secchi nelle edicole mariane «trovati rinverditi e freschi». Di qui si formano «lunghe fila di migliaia di fedeli, scalzi, ceri in mano, recitano rosari e litanie. I confessionali sono stracolmi. Mucchi di armi e refurtiva vengono depositati ai piedi delle immagini prodigiose: malintenzionati e delinquenti si convertono e fanno voto di cambiar vita». Il papa, tramite il cardinale Giulio della Somaglia, fa istruire un procedimento giuridico teso ad accertare e certificare i fatti. Sono migliaia le testimonianze raccolte, le prime ottantasei concordano a tal punto che diviene superfluo procedere oltre; si trascrivono per scrupolo un altro migliaio di dichiarazioni giurate. La sentenza del 28 febbraio 1797 conferma la verità dei fatti e il 9 luglio è indetta la festa liturgica dei Prodigi della Vergine a perenne memoria di questo speciale intervento di Maria a protezione dell’indipendenza del Papa e della Città Santa.
Riprendendo le fonti storiche Cammilleri annota nel dettaglio l’immagine mariana interessata, il lasso temporale in cui il movimento degli occhi è stato osservato e il numero di testimoni. Nel merito lo storico De Felice, pur essendo scettico riguardo a tali miracoli, confessa che non poteva trattarsi di una montatura, in quanto vi sono tra questi anche «casi di una tale ingenuità da rendere impensabile che dietro a essi vi fossero dei “registi”, per sprovveduti che fossero». Questa vicenda ha avuto senza dubbio di miracoloso, a suo giudizio, «il clamore suscitato in tutta Italia e in buona parte dell’Europa».
Sono in tanti i testimoni inizialmente scettici, compresi i sacerdoti, che poi però si trovano a dover constatare «il prodigioso moto» arrendendosi all’evidenza di quanto vedono coi propri occhi. Per esempio il parroco di Botteghe Oscure a Roma, Onofrio del Sole, «non potendo avvicinarsi a causa della troppa folla, salì in casa del macellaio che stava proprio dirimpetto e si affacciò dalla finestra. Munito di un “cannocchialetto”, da diversi giorni osservava e aspettava. Scrive: “Il volto della Sagra Effigie aveva acquistato un non so che di vivido, di lucido, e per meglio dire di risplendente, che sembrava essere non già una figura dipinta, ma il volto di una persona vivente”. Sentiva tutti i presenti confermare quel che egli vedeva».
Tra le testimonianze illustri spicca quella del celebre architetto Giuseppe Valadier, il quale osserva il prodigio in ben sei immagini, tra cui le icone mariane di via del Corso, di via della Vittoria e quella della Madonna dei Miracoli in piazza del Popolo. Egli testimonia quanto segue: «All’improvviso mi avviddi che le pupille di ambedue gli occhi gradatamente, e con moto lento e posato si elevarono e si nascosero sotto le palpebre superiori, in guisa tale però che ancor appariva qualche porzione della luce degli occhi, e nello stesso tempo scorgevasi una maggiore quantità di bianco degli occhi, che corrispondeva a quella che prima era occupata dalle luci. Dopo un brevissimo intervallo mi accorsi che le dette luci si abbassarono, tornarono ad apparire le pupille e a porsi in quella medesima situazione ove prima si trovavano e un tal effetto parimenti seguì gradatamente e a poco a poco conforme era successo nell’elevarsi. Confesso il vero, che mi sentii in quell’atto ripieno di una grande dolcezza e tenerezza interna, onde agli occhi mi si affacciarono le lagrime. Fu altresì osservato da mia moglie, da mia sorella, dal servitore e da quante altre persone ivi erano presenti». Quanto osservato, prosegue l’architetto del neoclassicismo, è «un movimento totalmente prodigioso da non attribuirsi a cause naturali ed estrinseche, bensì all’opera di Dio. È successo quando a Dio piacque di manifestare un tanto portento».
Solo per le strade del centro storico di Roma si contano oggi circa seicento Madonnelle. Trastevere è stato il primo rione della Capitale ad accogliere il culto mariano. Perciò i suoi abitanti sono stati tra i più accaniti oppositori degli invasori giacobini, difendendo strenuamente quelle edicole che sono il segno della grande devozione mariana di tanti quartieri, al punto che molte chiese nascono proprio quali ex voto per accogliere le immagini delle Madonnelle, da Santa Maria in Vallicella al Santuario del Divino Amore. Tra queste rientra anche la Vergine dell’Archetto, la prima a muovere gli occhi a Roma il 9 luglio 1976. Sotto tale edicola una sedicenne storpia dalla nascita viene guarita. Di qui alla Vergine ‘Madre di misericordia’ e ‘Causa della nostra gioia’ dell’Archetto sono stati devoti tra gli altri i santi Giuseppe Benedetto Labre, Vincenzo Pallotti, Gaspare del Bufalo, Pio X, Bartolo Longo, Massimiliano Kolbe e Giovanni XXIII.
Se la storiografia ufficiale si è occupata di questi eventi liquidandoli quale «psicosi collettiva, illusione di massa, sbocco inevitabile della paura per i giacobini», fa riflettere quanto verbalizza la Chiesa stessa che, dinanzi a tali fenomeni, si premura di vagliarli sempre con occhio critico e attento: «Un’illusione che accomunasse tanta gente e in tanti luoghi diversi non sarebbe un prodigio superiore a quello che codesto Tribunale ha dovuto riconoscere?». E sul significato spirituale di tali fatti prodigiosi Messori afferma: «La Vergine volle far sentire la sua presenza materna proprio all’inizio della via crucis che la modernità avrebbe fatto percorrere alla Chiesa».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidana