Matrimonio, vita familiare e sessualità hanno subìto profondi cambiamenti a partire dal XIX secolo, a causa di diversi fattori sociali e culturali, quali «la percezione della genitorialità, l’impatto degli sviluppi economico-finanziari sulla vita familiare, l’individualizzazione e la secolarizzazione». È quanto osserva Willem Jacobus Eijk – primate d’Olanda e arcivescovo di Utrecht dal 2007 – nel recente saggio Sull’amore (Cantagalli 2024, pp. 464), un manuale nel quale il cardinale illustra con chiarezza le ragioni alla base dell’insegnamento della Chiesa sulla morale matrimoniale e l’etica sessuale, mostrando come tale magistero approfondisca una visione dell’uomo radicata nella Sacra Scrittura, nella Tradizione e contestualmente nell’ordine naturale della creazione, motivo per cui la stessa Chiesa non può modificarne i principi.
Se nella società contadina tradizionale infatti «la vita sociale era limitata principalmente alla vita familiare; marito e moglie lavoravano in ambiente contadino per lo stesso scopo. Oggi hanno invece un mondo autonomo l’uno dall’altro: con interessi e relazioni propri. La famiglia non è più il luogo in cui si svolge la vita sociale. Intima, personalizzata e altamente privatizzata, la famiglia è diventata meno integrata nella società». I coniugi si trovano così ad avere «meno esperienze quotidiane comuni da condividere», per cui spesso l’individualismo esasperato e l’emotivismo contribuiscono alla rottura di tanti matrimoni. D’altra parte oggi «le dichiarazioni etiche sono in ultima analisi espressioni di preferenze, atteggiamenti e sentimenti. Sbagliato è ciò che scatena sentimenti negativi; giusto è ciò che scatena sentimenti positivi. L’emotivismo porta a un relativismo radicale», che non risparmia neanche l’amore «spesso ridotto a un’emozione», rileva ancora acutamente il cardinale olandese.
Inoltre, poiché «la fede in un Creatore si è affievolita, la maggior parte vede il matrimonio come un’istituzione puramente umana. La procreazione e la fertilità non hanno più un carattere sacro. I bambini non sono più visti come un dono di Dio e neppure concepire i figli come una partecipazione all’azione creativa di Dio», constata con amarezza Eijk in special modo riguardo al contesto dei Paesi Bassi, senza dubbio tra i più scristianizzati d’Europa. A questo cambiamento culturale ha contribuito soprattutto il femminismo, colpevole tra l’altro anche di aver «scollegato i ruoli sociali dalle loro differenze biologiche di genere», mirando a «una mascolinizzazione delle donne che implica una forma di disprezzo della loro femminilità».
Pertanto oggi «i valori sono neutri, il soggetto ha il diritto all’autonomia nel determinarli» e non esistono norme morali assolute. Questo tarlo si è purtroppo insidiato anche in ambito cattolico, nella misura in cui molti teologi morali difendono un’etica della situazione o ‘del male minore’ per giustificare, per esempio, in determinate situazioni l’uso dei contraccettivi e la possibilità di rapporti prematrimoniali moralmente leciti sulla base della «qualità della relazione» tra i fidanzati. La Chiesa però assume un’altra prospettiva, nella misura in cui «non guarda alle funzioni e ai benefici che il matrimonio, la sessualità e la procreazione hanno, ma a ciò che sono», evidenzia il porporato.
Il cardinale Eijk sottolinea infatti come il matrimonio – in quanto «dono totale,reciproco, definitivo ed esclusivo» dell’uomo e della donna l’uno all’altra – sia immagine della comunione d’amore intratrinitaria e, citando Von Balthasar, come la famiglia sia «l’immagine più espressiva di Dio incisa nelle creature», anche in special modo nella misura in cui «il marito dà la maternità alla moglie, mentre quest’ultima dà il dono della paternità al marito». Di qui, attingendo alla teologia del corpo di San Giovanni Paolo II, il porporato ribadisce che «il rapporto sessuale è inseparabile dal dono totale della persona nel matrimonio». Tuttavia dal momento che, «come recita un adagio classico: “Nessuno dà ciò che non possiede”», è indispensabile coltivare la virtù della castità anche all’interno del matrimonio per potersi donare pienamente all’altro, mediando «tra l’eccessiva sensualità e il comportamento frigido». Eijk individua poi nell’ideologia malthusiana i prodromi di una mentalità contraccettiva oggi tragicamente dilagante, che nega la dimensione sponsale del corpo; quindi si sofferma analiticamente sui peccati contro la castità commessi all’interno e fuori dal matrimonio; su prostituzione, omosessualità, pedofilia, poligamia, evidenziandone le implicazioni morali sul piano filosofico e teologico.
Allo stesso modo, per quanto riguarda l’accompagnamento delle persone che vivono situazioni irregolari, come i divorziati risposati civilmente, il cardinale olandese ribadisce l’esigenza di una particolare cura pastorale, sottolineando però che tale premura non deve tradursi nell’ammissione all’Eucarestia: qualora non riescano a mettere fine alla loro relazione possono accostarsi alla comunione spirituale, mediante la quale esprimere la propria fede nella presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento.
Infine, relativamente all’ideologia di genere, dopo averne rintracciato le origini nel femminismo radicale, Eijk la ritiene senza mezzi termini una «grave minaccia per il matrimonio, per il diritto alla vita e la proclamazione della fede cattolica».
Coniugando sapientemente argomentazioni razionali, citazioni della Scrittura e dei documenti del Magistero con un linguaggio chiaro e accessibile, il manuale del cardinale Eijk costituisce pertanto un pregevole strumento utile a chiunque desideri approfondire la verità perenne della Chiesa sui temi legati alla sfera del matrimonio e dell’etica sessuale.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana