“Bambini, adulti, anziani, disabili, intere comunità prostrati fisicamente e interiormente per la cronica assenza di cibo, medicine e ogni genere di prima necessità. Manca anzitutto la libertà, anche quella di fare una semplice fotografia”. Con queste parole Alessandro Monteduro, Presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre – Italia, racconta la ‘grande tribolazione’ che il Venezuela sta vivendo da almeno due decenni e che si è acuita fortemente negli ultimi anni.
A raccontare l’angoscia di un popolo vittima di un’iperinflazione incontenibile, brutalizzato da un regime repressivo e corrotto e dalla violenza di gruppi paramilitari che agiscono indisturbati, e nel contempo la speranza di ritrovare le radici morali e spirituali per riportare libertà, democrazia e pace in un Paese allo stremo, si eleva la voce di undici vescovi e due cardinali raccolta da Marinellys Tremamunno – vaticanista italo-venezuelana e collaboratrice de La Nuova Bussola Quotidiana – nel suo libro Venezuela, l’Eden del Diavolo (pp. 136), appena pubblicato per Infinito Edizioni. Nelle parole dei vescovi della Conferenza Episcopale del Venezuela (CEV) traspare una grande fiducia del popolo nel ruolo di guida e di forza morale della Chiesa. Il popolo venezuelano le riconosce l’impegno quotidiano al suo servizio e perciò, con grande resilienza, trae da essa le energie spirituali per lottare ogni giorno per la libertà e la tutela della dignità e dei diritti di ogni uomo, laddove la cronaca riporta costantemente episodi relativi alla sua violazione.
“Noi venezuelani in nome di una rivoluzione e di un miraggio ci siamo lasciati conquistare dal male assoluto dell’odio ideologico e dalla cultura della morte, alimentata dalla presenza tra noi del narcotraffico e del terrorismo”, confessa con disincanto e profonda amarezza l’avvocato Asdrúbal Aguiar, già Ministro dell’Interno quando fu eletto Chávez nel 1998, mentre ripercorre nell’introduzione al volume tutte le tappe e gli ingredienti che hanno determinato l’infernale situazione attuale.
Per contrastare il ‘peccato strutturale’ in cui vessa il Paese, il cui esecutivo “è diventato un carnefice del popolo e un tiranno” che nega ogni possibilità di costruzione del bene comune, è necessario “un rinnovamento morale, senza il quale il risanamento istituzionale e la riconciliazione socioculturale” non sarebbero possibili, come rileva il cardinal Baltazar Enrique Porras Cardozo. Anche perché “con la criminalità non si possono fare trattative”, come gli fa eco mons. José Trinidad Fernández Angulo, vescovo ausiliare di Caracas e segretario della CEV.
Tuttavia, anche nelle tenebre più fitte, non mancano semi di luce e di bene. Al popolo, già prostrato dalla fame, dalla carenza di acqua, medicine e mezzi di trasporto pubblici, il regime di Maduro ha negato anche il diritto di conservare quel po’ di cibo così faticosamente procurato, lasciandolo per lunghi periodi senza corrente elettrica. Eppure “tale situazione ci ha resi consapevoli della necessità di dare, di incontrare l’altro, di misurarci con i bisogni degli altri – evidenzia Mons. José Manuel Barrios, vescovo di El Tigri – Ci sono persone che danno il loro tempo, altre che donano i loro soldi, altri semplicemente che accompagnano chi ne ha bisogno. È molto bello”. Occorre però continuare a “rafforzare la famiglia e seminare speranza nei giovani”, in un contesto in cui l’unica via dolorosa percorribile da giovani genitori e adulti sembrerebbe quella di lasciare i propri figli piccoli ai nonni e abbandonare il Paese nell’auspicio di farvi presto ritorno, come testimonia il grande esodo di milioni di venezuelani.
È opportuno invece resistere con tenacia, “coltivare i principi, i valori, perché la trasformazione senza valori non è possibile” – sottolinea Mons. Pablo Pérez, vescovo di Guasdalito – il quale con il progetto Saman è in prima linea nel prendersi cura dei bambini malnutriti. Allo stesso modo Mons. Léon, vescovo dell’Arcidiocesi di Coro, ha trasformato la sua curia in una farmacia dove vengono distribuite medicine gratuitamente, mentre in Paraguanà un vescovo ha trasformato il suo palazzo in un ristorante in grado di offrire 400 pasti gratuiti al giorno.
Sono questi alcuni segni fecondi di una Chiesa che si fa prossimo del suo popolo, che si china sui più poveri e bisognosi, ma al tempo stesso non tace dinanzi all’ingiustizia e, con il Cardinal Urosa Savino, arcivescovo emerito di Caracas, ha il coraggio di denunciare pubblicamente la politica di un “governo che vuole apparire come il redentore dei poveri ed è il loro carnefice”.
A un popolo sequestrato da un regime che ha legami anche con hezbollah e gruppi criminali di origine colombiana; che mette in carcere e tortura con metodi cubani ogni oppositore politico; che impedisce ogni comunicazione sui media che non sia filogovernativa, l’avvento di libere elezioni democratiche sembra sempre più lontano e rischia di diventare, in una logica prettamente umana, soltanto un’utopia. “Maduro è oggi alla testa di una vasta rete che unisce aziende, strutture regionali e individui con legami storici in una varietà di operazioni criminali che vanno dalla corruzione al riciclaggio di denaro sporto per traffico di droga e contrabbando di ora”, evidenzia in proposito l’autrice.
Per questo motivo, poiché “sarebbe ingenuo pensare che sia possibile sconfiggere il crimine attraverso la diplomazia”, è decisamente più opportuno provvedere a “risanare le ferite per una ricostruzione morale del Venezuela”. Come? Vincendo in ogni contesto e a ogni livello, personale e sociale, il male con il bene, senza cedere alla corruzione, allo scoraggiamento e alla disperazione. Infatti, solo camminando nella giustizia, nella verità e nella carità fraterna insieme ai propri pastori, definiti dal regime ‘diavoli con la tonaca’, il gregge del popolo venezuelano potrà uscirne vincitore e finalmente davvero libero.
Fonte: LaNuovaBussolaQuotidiana