«L’umorismo di Gesù è il padre di tutta la sua sapienza; un mezzo eccellente per ritrovare la realtà nella sua verità». Così scrive Klaus Berger – uno dei maggiori esegeti di lingua tedesca del Nuovo Testamento morto nel 2020 e la cui poderosa opera Gesù è stata anche raccomandata dallo stesso Benedetto XVI – nel volume Un cammello per la cruna di un ago? pubblicato recentemente da Queriniana (2022, pp. 223).
Gesù ha uno spiccato senso dello humour. Assurdità, provocazioni, contrasti, esagerazioni, contraddizioni, sproporzioni, scherno divengono strumento di critica profetica: se Gesù sbeffeggia, è perché si possa riconoscere la verità; se distorce le cose, è perché si impari a vedere bene; se inverte il grande col piccolo, è per indicare le giuste priorità. I vangeli apocrifi ci mostrano un Gesù che ride, ma soprattutto che induce il riso affinché i suoi interlocutori – siano essi scribi, farisei o gli stessi apostoli – si liberino di tante sovrastrutture mentali vuote di senso.
«Il suo umorismo fa parte delle cose con cui egli evita la banalità e allo stesso tempo esige il massimo. Perché egli non aggiunge mai se sta esagerando o se si esprime in termini radicali, se vuole davvero intimorire o intende se stesso come un soccorritore». Di qui il piccolo diventa grande, in specie nelle ricadute dell’episodio dell’obolo della vedova o nella considerazione sullo sguardo lussurioso dell’uomo sulla donna.
«Molte parole piene di humour di Gesù presentano un modo di agire al quale ogni persona ragionevole risponderebbe con un ‘no’ o ‘nessuno’. Nessuno farebbe festa per un centesimo smarrito e poi ritrovato. Nessuno può semplicemente rinunciare a sorvegliare 99 pecore. Nessun cieco guida altri ciechi; nessun morto può seppellire altri morti; nessun cammello può passare per la cruna di un ago. Tale umorismo porta a essere consapevoli dei limiti delle forze e degli spazi di azione umani», sottolinea ancora l’esegeta tedesco.
Nel Vangelo c’è spazio per l’irrisione caustica di Gesù rispetto al modo di pregare dei pagani che credono di esser ascoltati a forza di parole e per la sproporzione relativamente al bicchier d’acqua dato sufficiente per raggiungere il cielo. Ci sono poi le provocazioni, tra le quali la prostituta lodata perché ha molto amato; la macina al collo e la lode dall’amministratore disonesto che non viene esortato a cambiare, per cui Gesù «manifesta la propria simpatia per il criminale». In queste occasioni il Maestro «induce i lettori/uditori a saltare insieme a lui al di là dei muri della morale, perché al di fuori delle rappresentazioni morali usuali si trovino soluzioni inconsuete ma non ‘criminali’».
Allo stesso modo la scena grottesca del passaggio del cammello per la cruna dell’ago allude in modo umoristico allo sforzo richiesto per passare attraverso la porta stretta del Regno. Come per la pagliuzza e la trave, la medesima logica grottesca è sottesa anche alla critica ai farisei di filtrare i moscerini e inghiottire cammelli, volta a evidenziare con la forza dell’immagine metaforica il loro atteggiamento di «perfezionismo nella ricerca degli errori e cecità di fronte ai grandi problemi».
Relativamente al troncare un membro del proprio corpo in via preventiva, le affermazioni di Gesù paiono crudeli e irrealistiche, sebbene inoppugnabili sul piano logico, dal momento che è evidente che sia preferibile «un castigo nel tempo a un castigo eterno». In realtà si tratta di una logica che intende provocare la reazione degli interlocutori come quando, additato di essere un mangione e beone, Gesù assume nel proprio discorso il giudizio che altri hanno espresso su di lui.
La moltiplicazione dei pani e dei pesci e il miracolo alle nozze di Cana evidenziano che «l’umorismo di Gesù è anche in sintonia col modo di donare proprio di Dio». La sovrabbondanza al di là del bisogno libera infatti l’uomo dalla preoccupazione per il futuro ed è segno mirabile della paternità divina. Allo stesso modo, durante la pesca miracolosa, Gesù contraddice le regole stesse del mestiere, invitando a gettare le reti in mare in pieno giorno.
Nell’episodio del tale che si reca a mezzanotte dall’amico per chiedergli del pane, «l’umorismo di Dio consiste nel rimanere un amico fedele malgrado le richieste impertinenti che subisce». Muovendo dalla constatazione che «ad ambiti diversi della vita appartengono perle (ornamento e bellezza) e porci (stalla e impurità pagana)», l’accostamento delle perle ai porci esorta a dare a ciascuno ciò che gli si addice e che può tollerare.
L’umorismo di Gesù è funzionale al capovolgimento delle logiche di potere e della ragione umana – come osserva acutamente Berger – e dunque «una diretta emanazione della libertà di Gesù che riguarda la proprietà, la preoccupazione per il futuro, la famiglia e la morte». «Rispecchia l’esperienza della liberazione dalle cianfrusaglie insensate e dalle false rappresentazioni che sono loro collegate»; perciò è «strumento di critica profetica» e soprattutto «è connesso con la gioia, elemento religioso centrale, per cui si tratta di non impedire o ostacolare la gioia degli altri».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana