«La Bibbia è davvero la mappa del tesoro, una guida alla realtà, ma solo se la prendi sul serio, cioè se la metti alla prova. Perché il miracolo che succede quando la leggi, la rileggi e la impasti con la vita è che non sei più tu a leggere lei, ma è lei a leggere te». Così scrive Costanza Miriano nella sua ultima fatica Il libro che ci legge (Sonzogno 2022, pp. 160) dedicata alle grandi storie della Sacra Scrittura messe a fuoco nella loro perenne novità quali chiavi di lettura per vivere ogni circostanza della propria vita con lo sguardo di Dio.
«L’ostacolo principale a tale prospettiva è rappresentato dalla presunzione che io so bene come deve andare la mia vita, e vorrei che Dio mi assecondasse, seguendo le mie indicazioni. Per cercarlo e trovarlo, dunque, serve una decisione libera. E serve la disponibilità a fare piazza pulita di tutte le nostre idee di Dio (quello con cui fare i baratti, quello che giudica, quello che premia i buoni e mena i cattivi eccetera». Il presupposto di un dialogo autentico con la Parola viva è sicuramente la disponibilità a mettersi in discussione e ad ascoltare.
Perciò «“ascolta, Israele”. Sta’ contento che ho scelto di parlare proprio a te: ti sto offrendo di essere il mio popolo. La prima cosa da fare, dunque, è togliere il comando a sogni, fantasie, emozioni e sentimenti; combattere innanzitutto per usare la ragione, e poi per lasciare che sulla ragione trionfi la fede, che le è superiore e mai in contrasto». Il cristiano infatti è colui che fa spazio a Dio e così diventa più fedele a se stesso.
Di qui si può riscoprire che «la storia dell’Esodo potrebbe avere qualcosa a che fare anche con il tuo, il nostro soffrire; magari ha qualcosa da dire su una quotidianità fatta di fatica, di incomprensioni: parla della moglie che rompe sempre, dei genitori o dei figli che non ci capiscono, del lavoro che è (o sembra) arido e senza prospettiva; parla di quando abbiamo pochi soldi o ci sentiamo poco amati, di quando non proviamo neppure più a cambiare – oppure ci proviamo ma, nonostante tutta la buona volontà, non ci riusciamo – e nulla muta in noi o nella nostra situazione. Circostanze ripetitive e invariabili, esattamente come quelle degli ebrei che, anno dopo anno, impastavano il fango per il faraone per una paga da fame».
Il cammino di liberazione che Dio propone mediante Mosè al suo popolo è anche paradigma di una storia di conversione di coppia. Qui il suggerimento che la Miriano offre all’uomo in crisi matrimoniale è che «se stai così male, devi cambiare tu. Cambiare il tuo cervello. Attraversare il deserto. Partire come il popolo di Israele e lasciare il faraone – che è la tua voce interiore che parla contro il tuo matrimonio, a favore del tuo egoismo». E ancora, l’autrice fa notare con acutezza che «la storia, fatta di un viaggio rischioso, notturno, scomodo, ignoto, non c’entra niente con le nostre rassicuranti pratiche religiose, che spesso vanno solo a confortare le nostre nevrosi e ci confermano, inducendoci a rimanere esattamente dove siamo. C’entra invece con lo scomodarsi, con il mettere in discussione i sentimenti, le decisioni, le emozioni, le abitudini. Ci dice che Dio lo incontri se ti metti in cammino».
C’è poi Giuditta che «ci insegna come affrontare il nemico», senza dialogare, o peggio, scendere a compromessi col male, ma tagliandogli subito la testa, procedendo nel modo seguente: «Non ascoltare le tue fantasie. Il nemico cinge l’assedio: chiudi le porte e preparati a resistere. Così fanno gli abitanti di una piccola città, Betulia: cominciano a prepararsi alla guerra, costruiscono fortificazioni, bloccano i valichi (a proposito, lo sai che l’iPhone ha la funzione «blocca contatto»?)». Di qui l’invito della Miriano a ripercorrere la propria personale storia di salvezza con cuore grato a Dio: «Ognuno sa cosa significhi, per la propria vita, dare il comando a Dio. Le simpatie e le antipatie, i desideri: tutto viene vagliato e consegnato a Dio nella preghiera, perché ci faccia il miracolo di riuscire ad amare».
La vicenda di Rut propone un interessante rimedio al delirio d’onnipotenza che spesso ci contraddistingue, ossia la consapevolezza che «della tua storia decidi pochissimo, però puoi decidere la cosa più importante di tutte: come stare nel posto che ti è dato, a partire dai dati di realtà, senza concederti di pensare come sarebbe stato bello e diverso se». Anche perché la fede autentica è quella per cui «se tu ti fidi di Dio, scopri che quello che ti viene dato è il meglio per te». Così «Rut finalmente avrà figli. E non figli qualsiasi: genererà Obed, padre di Iesse e nonno del re Davide, antenato di Gesù. Da questa obbedienza alla realtà è venuto tanto, tantissimo bene. Il bene massimo, che però è anche la felicità delle persone singole: nella storia di Dio c’è sempre e solo bene, nonostante a volte sia parecchio travestito». Vedova di Chilion (‘sfinito’), avrà come marito Booz (‘potente’). E in effetti «il nostro amore, ogni amore, ha bisogno di essere guarito di continuo, senza posa, progressivamente. Quando tu guarirai il tuo modo di amare, tuo marito guarirà il suo: siamo noi donne che generiamo l’uomo, sempre, ogni giorno».
La storia di Salomone insegna ad imparare cosa chiedere a Dio e a lasciarsi fare da Lui, proprio come «i santi, che sono quelli che cambiano, mentre noi di solito ci difendiamo dal cambiamento, proviamo a rimanere come siamo: abbiamo paura di perdere qualcosa, se allentiamo il controllo sulla nostra vita». Dalla vicenda di Giuseppe venduto dai fratelli si impara a chiedere la grazia di riuscire a perdonare gli altri e fare pace con la propria storia; da Tobia e Sara a diventare coppia secondo il cuore di Dio; da Rebecca a trovare un fidanzato riconoscendo la ‘situazione pozzo’ per entrare in una relazione senza difese.
Insomma il volume di Costanza Miriano ridesta il desiderio di prendere in mano la Sacra Scrittura per lasciarsi leggere dalla Parola, «criterio di verità su di noi, mettendo una croce sul cuore», nella consapevolezza che «Dio ha saputo creare una storia strepitosa, la storia della salvezza, da persone che sembravano perdute – tanto per ricordarci chi è che fa le cose». E Dio «esagera col bene: se noi ci attacchiamo come cozze alla sua Parola, ci ricopre di regali».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana