Il transfemminismo getta la maschera e mostra il suo vero volto, quello della violenza e dell’odio ideologico. Lo scorso sabato 25 novembre il corteo consueto contro la violenza sulle donne fa tappa dinanzi alla sede di Pro Vita & Famiglia. I manifestanti non si limitano a cori ingiuriosi (che di fatto offendono più l’intelligenza di chi li pronuncia) che riprendono vecchi slogan sessantottini (“Sul mio corpo decido io”) ̶ tralasciando l’evidenza scientifica che non c’è solo il corpo della madre ma anche quello del figlio/a durante la sua gravidanza ̶ , ma lanciano bottiglie, pietre e fumogeni, spaccano i vetri con spranghe, colpiscono violentemente le serrande e le telecamere. Nonostante il presidio delle forze dell’ordine, alcuni manifestanti riescono addirittura a infilare attraverso i vetri rotti un ordigno, una sorta di molotov contenente polvere da sparo, ritrovato fortunatamente inesploso all’indomani nella stessa sede. Lo scorso anno le stesse femministe, il 25 novembre 2022, a ridosso della medesima manifestazione, si erano limitate a imbrattare i muri della sede con la scritta “Aborto libero”, inneggiando all’aborto sempre e comunque.
Purtroppo quanto accaduto sabato scorso è solo l’apice di un’escalation di attacchi alla sede di Pro Vita & Famiglia cominciata il 23 giugno 2021, quando le serrande della stessa sede sono state imbrattate con alcune inequivocabili e volgari scritte contrarie alla battaglia intrapresa dalla onlus contro il ddl Zan e dalla conseguente presa di posizione del Vaticano, segno palese di quanto la libertà di espressione fosse già seriamente minacciata; lo sarebbe stata ancor più, addirittura fino al carcere, se tale disegno di legge fosse stato approvato.
Diverse femministe se la prendono con lo Stato e il patriarcato e inneggiano all’aborto libero nelle scritte che compaiono il 6 marzo 2022, dopo la polemica sulla decisione dell’Assessore alle Pari Opportunità di Roma, Monica Lucarelli, di ordinare alla polizia locale la rimozione dei manifesti affissi a Roma dalla nostra associazione in occasione dell’8 marzo, nei quali si vedeva una bimba nel grembo materno accanto allo slogan “Potere alle donne? Facciamole nascere!”. All’indomani, il 7 marzo 2022, ancora offese, insulti, minacce e getti di vernice su muri e serrande. Questa volta a rivendicare il gesto è il collettivo studentesco di sinistra ‘La Lupa – Scuole in Lotta’, con la solidarietà delle femministe di ‘Non Una di Meno’.
Alla base di tali atti vandalici c’è solo e sempre un odio ideologico che non rispetta chi sostiene tesi opposte alle proprie, e dunque una chiusura che preclude a ogni eventuale forma di dialogo democratico, per cui ci si scaglia ferocemente contro chi la pensa diversamente senza sentire ragioni pur di continuare a non guardare la realtà delle cose.
Dalla stessa acredine provengono sia gli insulti e le minacce verbali gridate davanti alla sede al passaggio del gay Pride di Roma il 10 giugno 2023, che non sfociano fortunatamente in nessun attacco fisico solo grazie alla presenza di una camionetta della polizia, sia i successivi atti vandalici del 12 giugno 2023, ove le parole gridate due giorni prima si traducono in scritte ingiuriose e volgari sulle serrande della medesima, del tipo: “Vendetta transfemminista”, “Aborto libero”, “Fasci appesi”, accompagnate dal lancio di uova.
I simboli transfemministi, accanto a scritte sulle serrande quali “Giù le mani dai nostri corpi”, “Sui nostri corpi decidiamo noi”, “Pro Vita m***e”, sono ricomparsi recentemente il 28 ottobre 2023 durante una manifestazione pro Palestina e contro il conflitto in corso con Israele. A tali manifestanti occorrerebbe semplicemente ricordare che il primo e più grande nemico della pace è proprio l’aborto, come osservava acutamente Madre Teresa di Calcutta, nella misura in cui mette madre e figlio non una accanto all’altro, ma l’una contro l’altro.
D’altra parte uno sguardo accecato dall’odio ideologico è incapace di guardare alla realtà del figlio appena concepito quale essere umano sin nel grembo materno,per cui anche la sola sua immagine deve essere cancellata per la sua palese eloquenza. Di qui lo scorso 14 novembre 2023 tale immagine di un piccolo bimbo stilizzato nel grembo materno sulla serranda della nostra sede è stata imbrattata dopo pochi giorni che era stata dipinta con la scritta “Scegliamo noi”, rivendicando la pretesa (chiamata ‘diritto’) per la madre (considerata solo ‘donna’) di porre fine al diritto alla vita del figlio in nome del proprio arbitrio.
Insomma tutti questi atti vandalici tradiscono la matrice ideologica che li anima. I presunti ‘diritti’ difesi dai manifestanti si rivelano pertanto per quello che realmente sono, ossia pretese e capricci irragionevoli, che hanno bisogno della violenza per affermarsi, che negano la possibilità di confronto civile e democratico nel merito proprio perché temono che vecchi slogan triti e ritriti siano annichiliti ‘all’apparir del vero’, dalle evidenze scientifiche che cercano in ogni modo di misconoscere e mettere a tacere con ogni mezzo.