«Il mistero pasquale della nostra salvezza non è soltanto un evento del passato ma, per volontà di Gesù Cristo espressa nell’ultima cena, rivive in ogni celebrazione eucaristica, affinché possiamo partecipare attivamente e ottenere i frutti della redenzione». Con questo auspicio padre Livio Fanzaga, noto direttore di Radio Maria, apre il recente volume Con Maria sulla strada verso la Pasqua (San Paolo 2023, pp. 160)
Costellato di numerosi spazi per scrivere le proprie riflessioni, il libro intende offrire un prezioso percorso spirituale per accompagnare il fedele, attraverso la meditazione sulla Parola e la preghiera a e con Maria, nel tempo proficuo di grazia della Quaresima in attesa di risorgere con Cristo a vita nuova.
Immersione nella Parola e volontà di entrare nella lotta con il proprio impegno personale costituiscono il punto di partenza del cammino quaresimale. D’altra parte «le sue parole illuminano, perché egli è la Luce. Le sue parole indicano il cammino da percorrere, perché egli è la Via. Le sue parole nutrono e infondono forza, perché egli è la Vita», osserva padre Livio.
Le meditazioni e i piccoli ‘esercizi spirituali’ quotidiani proposti dall’autore traggono linfa dalla Parola che salva. Pertanto, relativamente alle tentazioni con cui Cristo viene messo alla prova, padre Livio sottolinea che «il “vattene, Satana” pronunciato contro il tentatore segna l’inizio di un tempo nuovo, di una novità radicale nella storia umana. La liberazione dell’umanità dalla dittatura di Satana è la grande opera compiuta da Gesù Cristo». L’esercizio pratico suggerito in questo caso è un invito: «Esaminati sulle situazioni che, in particolare, sono per te di ostacolo al tuo avvicinarti a Dio con cuore libero»; mentre la preghiera invoca Maria attraverso le parole di San Luigi Maria Grignion de Montfort: «Le tue virtù prendano il posto dei miei peccati».
Tra i consigli spirituali di padre Livio spicca quello «di essere fedele nel frammento di tempo che Dio ti dona, senza guardare troppo avanti, avendo la massima cura che ogni giornata sia come un fiore di amore che offri al tuo Dio», in quanto se «come la minuscola formica, avrai messo ogni giorno nel granaio di Dio un chicco di santità, arriverà un momento in cui scorgerai con meraviglia quanto la grazia del Signore ha fruttificato nella tua vita». E ancora una volta la Parola si fa preghiera attraverso le parole di Madre Teresa di Calcutta, nella richiesta alla Vergine di un cuore puro: «Dammi il tuo cuore, rendimi capace di ricevere Gesù nel pane della vita, amarlo come lo amasti e servirlo sotto le povere spoglie del più povero tra i poveri».
Oltre al combattimento spirituale la Quaresima è un tempo propizio anche per mettersi in ascolto della propria sete di Dio, ossia del proprio desiderio di felicità. Eppure lo stesso autore, commentando l’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo, constata con amarezza che «nell’acqua morta dei pozzi umani, la sete non fa che aumentare, fino a diventare un’arsura insopportabile». Ma il Signore è venuto a colmare tale anelito del cuore e «il dono di Gesù non è una cosa, ma la sua stessa persona». Infatti, prosegue il direttore di Radio Maria, «se sei stanco, lui è il tuo riposo. Se sei malato, lui è la tua medicina. Se sei debole, lui è la tua forza. Se sei triste, lui è la tua gioia. Se sei disperato, lui è la tua speranza». Di qui «Gesù non ha escogitato un metodo per salvarsi dal male e dalla morte, ma ha semplicemente indicato se stesso come sicuro porto di salvezza».
Dinanzi alle prove e avversità della vita, occorre perciò domandare al Padre la fortezza, virtù che non «la si mostra con le parole nei momenti di bonaccia, ma con i fatti quando si scatena la bufera», proprio come la Madre ai piedi della croce. In questo modo non si rimane prigionieri della paura, sebbene quella provata da Gesù nel Getsemani non sia la medesima paura dei discepoli, bensì «lo sgomento della natura umana di fronte a una potenza ostile che la sovrasta».
Certo se da un lato la croce è «la prova manifesta di quanto l’uomo sia amato», dall’altro assume anche un valore pedagogico, nella misura in cui «nella prova l’Onnipotente ci mostra quello che siamo e ci mantiene nell’umile conoscenza di noi stessi» e nella consapevolezza della necessità della sua grazia. Dunque il modo di portare la croce costituisce senza dubbio «la prova della verità di una persona», dal momento che «la vita di ogni uomo è una “via crucis”, una salita al calvario della propria morte». Così, per Cristo, «nel momento della massima abiezione, quando il mondo cerca di distruggere l’umanità di Gesù, dalla croce emana lo splendore misterioso della sua divinità». E in effetti «il miracolo del crocifisso è di rivelare attraverso l’immagine di un uomo torturato la presenza misteriosa del Figlio di Dio». Tra le preghiere di questa sezione meritano di essere citati questi splendidi versi di Efrem il Siro alla Vergine, invocata quale «asilo dei peccatori pentiti»: «Sperdi la nebbia dei miei torbidi pensieri affinché, ravvivato dalla serena e tranquilla luce del tuo sguardo, io possa offrirmi vittima accettevole al tuo Figliolo e mio Dio, venuto al mondo per chiamare i peccatori a penitenza».
Maria, donna della fede, è infatti «la prima credente e la prima cristiana»; sotto la croce «la Chiesa è viva soltanto in lei». Così, «quando una grossa pietra chiude il sepolcro e la rassegnazione senza speranza si impadronisce dei cuori, la Vergine persevera nella fede fino alla fine e apre la via alla gloria della risurrezione». Tale gloria si rivela dunque quale promessa mantenuta di un destino comune. D’altra parte, come evidenzia padre Livio, «il desiderio di immortalità, che l’uomo avverte nel suo cuore, è un anelito per una vita nuova, liberata dal male che la inquina. È l’aspirazione a una vita superiore, circonfusa di bellezza e di purezza, di libertà e di gioia, di amore e di pace. Gesù conosce questa profonda aspirazione del cuore umano e si propone come colui che la adempie in pienezza».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana