«Con ogni donna, per ogni bambino». È questo il tema della 51a March for life in programma a Washington D.C. il prossimo 19 gennaio che vedrà ancora una volta marciare su Capitol Hill milioni di persone per la tutela del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale.
Si tratta della «più grande manifestazione annuale per i diritti umani del mondo», fanno notare i promotori dell’evento. Tale iniziativa si svolge annualmente negli USA nel mese di gennaio, nell’anniversario tristemente celebre della sentenza Roe vs Wade, lo storico caso (fondato su una menzogna poi smascherata) mediante il quale la Corte Suprema nel 1973 aprì alla legalizzazione dell’aborto nei diversi Stati federali. Jane Roe era in effetti solo lo pseudonimo della giovane Norma McCorvey, la quale mentì alla Suprema Corte dichiarando di essere rimasta incinta a seguito di uno stupro in realtà mai accaduto: Norma partorì infatti una bambina che diede poi in adozione.
Dal 1973 a oggi sono più di 62 milioni i bambini abortiti negli Stati Uniti. Tuttavia alcuni segnali positivi e barlumi di speranza relativi a un cambio di rotta per la tutela del diritto alla vita negli Stati Uniti cominciano a intravedersi in particolar modo all’indomani della sentenza del 24 giugno 2022sul caso Dobbs vs Jackson Women’s Health Organization che ha confermato la legittimità costituzionale per la legge del Mississippi che proibisce l’interruzione di gravidanza dopo 15 settimane. Con tale sentenza è stata di fatto ribaltata la Roe vs Wade, in quanto la Corte ha ribadito che non esiste un diritto all’aborto, per cui i singoli Stati federali possono stabilirne in autonomia e in maniera democratica eventuali termini di legge in materia di uccisione degli innocenti nel grembo materno.Di qui sono oltre 20 gli Stati federali – tra i quali Louisiana, Georgia, Idaho, Michigan, Texas, Missouri, South Dakota e Indiana – che vietano l’aborto o lo ammettono con restrizioni soltanto in alcune casistiche particolari.
All’annuncio del tema della marcia Jeanne Mancini, presidente della March for life, ha contestato con forza la «falsa narrativa sull’aborto», che presenta talvolta l’atto di sopprimere una vita umana quale «responsabilizzante e necessario». Al contrario, ha evidenziato la stessa, «tale messaggio è basato sulla paura e cerca di convincere le donne che stanno affrontando gravidanze inaspettate che sono sole, che sono incapaci, che non sono attrezzate per gestire la maternità». Allora invitarle a sguardo più profondo e autenticamente umano sul piccolo che custodiscono nel loro grembo significa supportarle nella consapevolezza che la maternità farà fiorire ancor più pienamente la loro vita.
Tra i relatori della 51a Marcia per la Vita è prevista la testimonianza di Jean Marie Davis, una donna ex vittima della tratta sessuale, ora mamma felicemente impegnata sul fronte pro life attraverso la gestione di un centro di risorse per mamme in difficoltà nel Vermont.
Per la tutela del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale scenderà in piazza anche il ‘popolo per la vita’ italiano a Roma il prossimo 25 maggio con la consueta “Manifestazione Nazionale per la vita”.