Ora nel Regno Unito è vietato anche soltanto pregare silenziosamente fuori le cliniche abortiste. È quanto stabiliscono le nuove Linee guida del Crown Prosecution Service (CPS) appena pubblicate: ai liberi cittadini inglesi, infatti, non è possibile tenere in mano la Bibbia, mostrare immagini di feti e neonati o anche soltanto pregare in silenzio entro un raggio di 150 metri (‘zona cuscinetto’) dalle cliniche della morte, poiché si tratterebbe di «azioni con un potenziale impatto sulle persone che accedono ai servizi di aborto».
Ai sensi del Public Order Act 2023 diventa quindi reato per chiunque si trovi all’interno della ‘zona cuscinetto’ fare qualsiasi cosa possa far cambiare idea alla madre già intenzionata ad abortire. Di qui il nuovo statuto non fornisce più alcun alibi a quanti cerchino di «influenzare/ostruire/causare molestie alle persone all’interno di zone di accesso sicuro per motivi etici o religiosi». Avete letto, purtroppo, bene. Pregare – anche silenziosamente – è considerata una forma addirittura di molestia, di influenza, di ostruzione.
Nel rendere il diritto alla libertà di pensiero, di opinione e di parola un reato, tale legge è di una vergogna nonché di una pericolosità inaudite, perché lede di fatto i diritti fondamentali della persona. Eppure una legge simile è già stata approvata in Scozia il mese scorso, dove sono state istituite le medesime ‘zone cuscinetto’ attorno alle cliniche per l’aborto, mentre in Irlanda del Nord è in vigore già oltre un anno (da settembre 2023).
Non sono mancate, ovviamente le critiche a tale norma, avanzate soprattutto dai parlamentari britannici del partito conservatore e unionista democratico, i quali hanno più volte sottolineato come essa introduca un vero e proprio «crimine d’opinione».
Pur rasentando l’assurdo, il caso del Regno Unito non è poi così lontano dalla nostra Italia e ci vede preoccupare, eccome. Nel nostro Paese, infatti, sono all’ordine del giorno proposte e spinte in tal senso da parte di femministe e abortisti. Basti ricordare le tante polemiche e proteste all’apertura della ‘stanza dell’ascolto’ all’Ospedale Sant’Anna di Torino o quelle scaturite dal recente decreto legge che dà alle Regioni la possibilità di individuare enti del terzo settore (quindi anche associazioni pro life) per dare supporto nei consultori. O ancora pensiamo alla levata di scudi di femministe e partiti di sinistra quando alcuni attivisti prolife (forse sbagliando nei modi, questo va riconosciuto) avrebbero offerto del denaro ad alcune donne incinte per convincerle a non abortire.
Tornando al caso britannico, nonostante l’intento palesemente liberticida della legge sulle ‘zone cuscinetto’, i prolife d’oltre Manica non si sono lasciati intimidire. Così, nel primo giorno di entrata in vigore della legge – lo scorso 31 ottobre – hanno preso posizione appena fuori le nuove zone cuscinetto attorno alle cliniche abortiste sia per pregare, sia per parlare eventualmente a qualche madre in modo da invitarla a riscoprire la bellezza della vita che porta in grembo.