«Nessun uomo ha veramente misurato la vastità del debito verso quel qualsiasi essere che l’ha creato e che lo ha reso capace di chiamarsi qualcosa. Dietro il nostro cervello, per così dire, v’era una vampa o uno scoppio di sorpresa per la nostra stessa esistenza: scopo della vita artistica e spirituale era di scavare questa sommersa alba di meraviglia, cosicché un uomo seduto su una sedia potesse comprendere all’improvviso di essere veramente vivo, ed essere felice».
Un pensiero di Chesterton al giorno sulla bontà di Dio e dell’essenza di ogni realtà creata che viene dalle sue mani rinfranca lo spirito perché fa riflettere sorridendo. C’è infatti spazio non solo per Dio, la Chiesa e gli eretici, ma anche per le salsicce nella Summa Chestertheologica recentemente pubblicata dalla Casa Editrice Guerrino Leardini, dal Centro Missionario Francescano e dalla Società Chestertoniana Italiana (2020, pp. 384; per ulteriori informazioni su vendita e distribuzione: laperlapreziosa@libero.it).
Chesterton è stato «un dono fatto alla cattolicità (e all’umanità intera) da Dio e che si era fatto da solo – così lo ha definito il cardinale Giacomo Biffi in una considerazione ripresa da Marco Sermarini nella prefazione al volume – È semplicemente andato alla scuola della sua schietta umanità e ha ricercato la verità con assoluta onestà intellettuale, usando effettivamente di quella ragione che i razionalisti si limitavano a venerare. Questo è stato sufficiente a condurlo ‘a casa’, cioè all’antica fede e alla saggezza dei padri».
Tale ‘summa’ è un distillato di pagine significative tratte dai saggi e romanzi del grande scrittore e giornalista britannico, ma anche di articoli inediti in lingua italiana, che si propone di accompagnare quotidianamente il lettore per tutto l’arco dell’anno. È una mirabile sintesi di riflessioni acute, talvolta pungenti, ma sempre schiette, sulla realtà, la fede cristiana e il vivere sociale, espresse con quello ‘british humor’ che contraddistingue lo stile della sua penna, nella consapevolezza radicata che «tutto porta la traccia di Dio». Che «tutto il mondo sia la manifestazione di un solo Dio è un’idea degna di un romanzo poliziesco», sottolinea lo stesso Chesterton in una lettera alla moglie Frances. D’altra parte un romanzo giallo e il cristianesimo hanno in comune più di quanto si possa immaginare: «Il solito racconto poliziesco possiede una profonda qualità: fa scoprire il colpevole in chi è più insospettato. In ogni racconto poliziesco che si rispetti, gli ultimi saranno i primi ed i primi saranno gli ultimi». Inoltre, nel caso del cristianesimo, non si tratta di «scoprire perché un uomo è morto, ma il segreto più oscuro del perché è vivo». E in effetti, afferma ancora con sapiente ironia, «chi ha visto che tutto il mondo è appeso al capello della misericordia di Dio, ha visto la verità».
Se «il cristianesimo, anche quando sia annacquato, è caldo abbastanza da ridurre tutta la società moderna a brandelli», allora «non soltanto la fede resta la madre di tutte le energie del mondo, ma i suoi nemici sono i padri di tutta la confusione mondana. Il laicismo non ha distrutto le cose divine, ma le umane, se questo può essere un conforto per loro». Lo scrittore britannico rileva infatti con sorpresa il paradosso contemporaneo, per cui «coloro che usano la ragione non la venerano, la conoscono troppo bene; coloro che la venerano non la usano». Questi ultimi sono i laicisti progressisti, per i quali «è impudente mettere in questione il Progresso, ma non è impudente mettere in questione la Provvidenza».
Coniugando finezza teologica e semplicità espressiva, Chesterton sottolinea che «il male è così malvagio da farci pensare che il bene sia solo un caso; ma il bene è così buono da darci la certezza che dev’esserci una spiegazione per il male». Tra i molteplici mali rileva che «la negazione dell’identità è il tratto distintivo dell’opera di Satana». Parole di un’attualità disarmante se si pensa all’eco che hanno nelle tesi sostenute dall’ideologia gender.
Le pagine di Chesterton trasudano della freschezza del convertito. «Divenuto un pellegrino per guarirmi dall’essere un esiliato», lo scrittore britannico ha raggiunto con fatica la consapevolezza profonda – secondo un’espressione che gli viene attribuita – che «quando non si crede più in Dio non è vero che non si crede più a nulla: si crede a tutto». La ricaduta più pesante, «il primo effetto di non credere in Dio è il perdere il senso comune e non poter vedere le cose come sono». La sua spiritualità lo spinge infatti da un lato a riconoscere che «la Chiesa cristiana nei suoi rapporti pratici con la mia anima è un maestro vivente», e dall’altro a indagare oltre la superficie quanto gli accade, nella consapevolezza che «il Cristianesimo non è una fede per gli esseri umani buoni, ma per gli esseri umani» e che «gli enigmi di Dio sono più soddisfacenti delle soluzioni dell’uomo».
Nell’evidenziare la missione della Chiesa, Chesterton ricorda che: «Non abbiamo bisogno, come dicono i giornali, di una Chiesa che si muova col mondo. Abbiamo bisogno di una Chiesa che muova il mondo». In tale prospettiva «la Chiesa è sempre avanti rispetto al mondo. Per questo dicono che non è al passo con i tempi». Eppure, ora come allora, sono tanti i cristiani ‘di nome, ma non di fatto’, che si lasciano irretire dalle sirene del nostro tempo piuttosto che attingere linfa alle proprie radici spirituali. Nel commentare tale tendenza Chesterton afferma: «Questi sono giorni in cui il cristiano è previsto che lodi ogni credo, tranne il suo».
Chesterton riesce a esprimere con humor considerazioni ‘teologiche’ anche rispetto ai regali di Natale. In proposito sostiene che «la nota a favore dei regali di Natale è scoccata ancor prima che Egli nasca con i primi spostamenti dei saggi e della stella. I Tre Magi vennero a Betlemme portando oro, incenso e mirra. Se avessero portato solo verità, purezza e amore, non ci sarebbe stata nessuna arte cristiana e nessuna civiltà cristiana». La stessa bonarietà la si ritrova anche in un episodio emblematico della sua personalità e rivelatore del suo carattere. «Una delle ragazze Nicholls ricorda come un giorno, di umore tetro, lei esclamasse: “Sarebbe spaventoso se dopo la morte scoprissimo che tutta la Fede è solo una favola… che non c’è niente di vero”. “Puoi essere assolutamente certa”, disse G.K. con fermezza, “che se qualcosa riesce a tirar me fuori dal letto cinque minuti prima di quanto mi sarebbe necessario alzarmi, qualcosa di vero c’è senz’altro”».
Risulta dunque perfettamente in linea con la personalità dell’autore anche la scelta grafica della copertina da parte dell’editore, nella quale Chesterton è assimilato a un pugile che ha San Tommaso d’Aquino come ‘preparatore atletico’ per un’indagine acuta del reale e San Francesco come patrono e intercessore della sua conversione al cattolicesimo e del ritrovato senso di stupore e gratitudine al Creatore per ogni sua creatura. Con la sua penna, egli è stato davvero – come fece scrivere un suo amico nel ricordino della sua morte – un instancabile e appassionato ‘cavaliere dello Spirito Santo’.
Fonte: LaNuovaBussolaQuotidiana